Artigiani, sulle pagelle Isa scatta lo «sciopero bianco»
Fisco, iniziativa a Treviso: «Riempiremo gli uffici di annotazioni»
Ripetono di esser stanchi di finire sotto osservazione e trattati da evasori. «È una persecuzione fiscale. Ormai pesa tutto sulle aziende», dicono gli artigiani di Treviso. «Gli imprenditori onesti hanno già rispettato le regole in nome della lotta all’evasione. Ma se le regole cambiano e peggiorano il lavoro non possiamo andare avanti». Così a Treviso scatta la «protesta civile», una sorta di «sciopero bianco»: esprimeranno il dissenso all’invio online degli Isa, gli indici sintetici di affidabilità fiscale che hanno sostituito gli studi di settore, intasando gli uffici di annotazioni, commenti, richiami.
«Invito colleghi e associati a non accogliere l’invito del software ministeriale ad adeguare i ricavi alle stime calcolate», annuncia Ennio Piovesan, presidente del mandamento di Confartigianato di Treviso, a cui fanno capo quasi tremila aziende in 22 Comuni di capoluogo e dintorni.«Quando i nostri tecnici esprimono i loro dubbi all’Agenzia delle Entrate si sentono ripetere di riportare tutto nello spazio ‘annotazioni’ previsto nel modello telematico. Così faremo». Otto sono i punti che verranno annotati a fondo pagina, quattrocento parole studiate dagli uffici e condivise dagli imprenditori.
La «persecuzione», così la chiama il presidente, è rappresentata «dall’introduzione dell’obbligo di certificazione telematica dei corrispettivi», con costrizioni fin troppo stringenti: «Far certificare da professionisti terzi i propri crediti fiscali per poterne disporre, certificazioni quotidiane del proprio operato e dei corrispettivi, in continuo collegamento con l’Agenzia delle entrate. Cambiano i governi – spiega Piovesan - ma la lotta all’evasione si ferma alle parole e a noi complicano la vita. L’Isa doveva premiare: finirà per penalizzare le imprese».
La protesta degli artigiani di Treviso, secondo cui un’azienda su tre tra quelle prima promosse dagli studi di settore ora risulta bocciata, è l’ultima escalation delle iniziative in Veneto contro il nuovo schema di valutazione, tra imprese e mondo delle professioni che le assistono. A livello regionale gli artigiani chiedono da due mesi che l’applicazione degli Isa sia considerata solo sperimentale nel 2018-’19. E il leader regionale, Agostino Bonomo, in una prima stima sulla dichiarazione dei redditi, aveva valutato sotto la sufficienza oltre il 37% delle oltre 290 mila imprese venete soggette allo strumento. «Gli intenti degli Isa di aiutare le aziende nella propria gestione economica per Bonomo - sono disattesi dal meccanismo del possibile acquisto del voto più alto. Vuoi la sufficienza? Pagala. Vuoi l’8? Va bene, ma costa di più».
La questione investe anche i professionisti. Anche come contribuenti e non solo come consulenti d’impresa, visto che l’Isa riguarda anche i lavoratori autonomi. Ora, entro il 30 settembre, le imprese dovevano pagare il saldo fiscale 2018 e l’acconto 2019. «Per quella il danno è fatto. Ma avevamo chiesto che i futuri affinamenti sul 2019 retroagissero anche sul 2018, visti problema e criticità riscontrante. Ma la risposta è già stata negativa», spiega Michele Tiengo, presidente della Camera degli avvocati tributaristi del Veneto. Che insieme ai commercialisti sono reduci dall’astensione di una settimana dalle udienze tributarie e da un convegno a Padova.
Il tutto in una vicenda partita male, con le ultime modifiche agli indici giunte con un decreto del 17 agosto e il rilascio dei software applicativi dal 26. Di fronte alla scadenza fiscale fissata per il 30 settembre. «Non credo che in molti si siano adeguati all’aumento dei ricavi per migliorare il voto, visto il quadro confuso - aggiunge Tiengo -. Il danno è comunque fatto, visto che il voto sotto il 6 comporta un anno in più di accertabilità della dichiarazione, da quattro a cinque, e l’impossibilità ad esempio di compiere le compensazioni dei crediti Iva, se non con una certificazione. Il punto è che non si sa come funzioni lo schema, come si arriva al voto. E che contribuenti prima congrui e coerenti con i vecchi studi di settore si ritrovano in modo incomprensibile sotto la sufficienza. E si trovano per questo perseguitati».
I professionisti Commercialisti e tributaristi reduci da 7 giorni di astensione dai processi tributari