Corriere di Verona

Banche, avvocati e carriere Le sfide del futuro

Cioffi (Banco Bpm): i dati orientano l’offerta. Curletta (Unicredit): i clienti sono esigenti

- Sorio

«Cerchiamo persone che sappiano “dominare” le macchine. Mi spiego, noi raccogliam­o quantità sproposita­te di dati, pensate solo che anche il meteo può influenzar­e i modelli predittivi che portano a investire un certo budget su un determinat­o prodotto. Come analizzare quei dati, e quali decisioni prendere, sono scelte che spettano però agli essere umani». Il racconto è di Matilde Gianoncell­i, che si occupa di pianificaz­ione strategica per Banca Widiba-Gruppo Mps, ma la riflession­e vale anche per gli altri ospiti dell’incontro di ieri, a Univerò, su «Banche e digital innovation»: Stefano Cioffi, responsabi­le dei servizi digitali e open banking di Banco Bpm, Fabrizio Calgani, product owner di Bnl-Group Bnp Paribas (chi ricopre quell’incarico si occupa in sostanza dello sviluppo dei prodotti), Michele Giovanni Curletta, IT manager di UniCredit ed

Emanuele Presti, consulente finanziari­o di Banca Generali. Notizia, non freschissi­ma ma comunque recente, legata di fatto all’oggi: le banche cercano matematici, fisici e ingemo gneri informatic­i. Perché? Perché come ricordato dal moderatore Alessandro Zuin (Corriere del Veneto), coordinato­re di Corriere Imprese, «i dati oggi sono tutto, pensiaa ciò che i supermerca­ti ricavano dalle carte fedeltà, che permettono di costruire un’offerta quasi “personale” sul cliente». Nell’era in cui si modifica la natura, la funzione dello sportello fisico, ecco dunque che anche le banche devono riuscire a ricavare significat­o, spunti, riflession­i dalle informazio­ni che la digitalizz­azione riversa nei loro database. S’inserisce allora Cioffi di Banco Bpm: «Saper maneggiare i dati è uno dei requisiti che cerchiamo anche noi perché i dati orientano poi l’offerta di prodotti e soluzioni per i clienti, e ci costringon­o ad avere un approccio più analitico, anche nel valutare le risposte dei clienti stessi». A tal proposito, ecco la testimonia­nza di Calgani di Bnl-Paribas: «Vi cito l’esempio delle risposte sui social network. Un cliente che ci scrive per chiedere informazio­ni si aspetta un feedback nel giro di qualche ora. Io ho notato che se rispondiam­o entro la giornata c’è molta più possibilit­à che il cliente lasci una recensione, e positiva. C’è poi il divario tra e-mail e social: una risposta sbagliata via mail è un conto, una risposta sbagliata sui social la vedono tutti e può creare un danno». Secondo Curletta di UniCredit, «i nativi digitali, in questo contesto, devono ricordarsi di avere un grosso vantaggio. Perché hanno già di per sé competenze importanti. Dopodiché devono anche essere pronti a metterle in gioco. Chi è bravo a usare i dati deve imparare anche a interpreta­rli per descrivere il sentimento del cliente: una sorta di Tripadviso­r delle banche c’è già, se pensiamo alle “recensioni” di cui internet è pieno, e nel quotidiano ciò che il digitale permette alla banca è di capire immediatam­ente la reazione del cliente a un nuovo prodotto». Ma cambia, quel cliente? Tutti concordi, gli ospiti di ieri, nel dire che «sì, il cliente cambia perché è più preparato, non aspetta che sia la banca a dirgli cosa fare ma viene in banca a spiegare cosa vuole che la banca faccia per lui, e se la risposta non lo soddisfa è pronto a cambiare istituto».

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 ??  ?? Prospettiv­e Il dibattito con Zorzi, Calgani, Curletta, Gianoncell­i, Presti e, a destra, Cioffi
Prospettiv­e Il dibattito con Zorzi, Calgani, Curletta, Gianoncell­i, Presti e, a destra, Cioffi

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