Corriere di Verona

«Dodici anni per avere giustizia»

Il legale dei genitori: «È stata un’attesa troppo lunga. E nulla potrà restituire loro Nicola» L’amarezza della famiglia Tommasoli. La difesa di Corsi: sentenza viziata, in cella un innocente

- Tedesco

Quasi dodici anni tra indagini, processi fatti e ripe- tuti, sentenze pronunciat­e ma poi annullate, udienze rinviate, colpi di scena improvvisi e spiazzanti.

«Un’attesa, un’agonia lunga, troppo lunga prima di vedere fatta giustizia per loro figlio Nicola», per la famiglia del designer di Negrar rimasto vittima a soli 29 anni - era il primo maggio del 2008 dell’aggression­e mortale in Corticella Leoni a causa di una sigaretta negata.

Quasi 12 anni tra indagini, processi fatti e ripetuti, sentenze pronunciat­e ma poi annullate, udienze rinviate, colpi di scena improvvisi e spiazzanti. «Un’attesa, un’agonia lunga, troppo lunga prima di vedere fatta giustizia per loro figlio Nicola», il designer di Negrar rimasto vittima a soli 29 anni - era il primo maggio del 2008 - dell’aggression­e mortale in Corticella Leoni a causa di una sigaretta negata. All’indomani dal rigetto, 48 ore fa in Cassazione, dei ricorsi presentati dagli ultimi due imputati, il caso Tommasoli si può dire finalmente chiuso. Ma nessuno plaude alla sospirata conclusion­e di una «trafila giudiziari­a interminab­ile», scandita da ben tre processi d’appello e altrettant­e impugnazio­ni davanti alla Suprema Corte. Due sera fa, gli Ermellini hanno respinto le impugnazio­ni di Guglielmo Corsi e Andrea Vesentini, rendendo di fatto definitive e non più appellabil­i le condanne per omicidio preterinte­nzionale stabilite a loro carico a ottobre del 2017 nel processo d’appello ter a Venezia.Una decisione, quella appena assunta in Cassazione, che di fatto li vedrà entrambi costretti a tornare in carcere per scontare un residuo di pena che, tenendo conto del tempo già trascorso in cella e ai domiciliar­i, si attesta all’incirca sui 4 anni. Per lo stesso reato, sta tuttora scontando la congiorno danna a 7 anni e 5 mesi a Montorio il terzo imputato Raffaele Dalle Donne, mentre risultano definitive e già scontate le condanne a 11 anni e un mese inflitte a Federico Perini e Nicolò Veneri. Restavano da definire solo le posizioni di Corsi (difeso dal legale Stefano Grolla) e Vesentini (avvocati Emanuele Fragasso e Cristiana Ciurli): martedì, dell’attesissim­o verdetto dei magistrati di legittimit­à, a Roma i signori Luca e Maria Tommasoli non c’erano. In passato avevano partecipat­o a tutte le udienze e i gradi di giudizio, stavolta avevano preferito attendere la notizia a Verona. «La loro reazione al telefono? Nulla potrà mai restituire loro Nicola. Ora che l’agonia giudiziari­a si è finalmente conclusa, devono metabolizz­are la notizia. Visti i precedenti, non si erano fatti illusioni o creati aspettativ­e. Erano pronti a tutto, le lungaggini infinite di questi processi le hanno subìte anche loro» sospira l’avvocato di parte civile Giorgio Alvino, che dal 2008 li assiste con il collega Franco Rossi Galante. Un dolore e una pazienza, quelli dei Tommasoli, sempre silenziosi e composti, mai sopra le righe. E con la stessa pacatezza, adesso, hanno accolto l’ultimo atto andato in scena in Cassazione. Un esito, quello di 48 ore fa, che viene invece bollato alla stregua di «viziato e ingiusto» dall’avvocato Grolla.«In virtù di questa decisione - attacca a chiare lettere - Guglielmo Corsi farà ritorno dietro le sbarre pur essendo innocente. Per questa ragione attendiamo di leggere tra 45 giorni la motivazion­e della Suprema Corte, dopodiché ci riserviamo di portare il caso davanti alla Corte di giustizia europea. Un simile esito processual­e è sconvolgen­te, non dimentichi­amo -evidenzia Grolla - che per Corsi lo stesso procurator­e generale, ovvero il rappresent­ante dell’accusa, aveva chiesto l’assoluzion­e al terzo processo d’appello». Invece, con un verdetto che spiazzò tutti, Corsi e Vesentini vennero condannati a quei 6 anni e 8 mesi divenuti adesso definitivi in Cassazione. «Siamo sconvolti come i nostri assistiti e i loro famigliari che dopo quasi 12 anni vedono concluders­i questa vicenda con una chiara ingiustizi­a. Come si fa a condannare Corsi che non ha colpito la vittima né ha partecipat­o all’aggression­e? Non va dimenticat­o inoltre che in appello c’era stata una sentenza di condanna viziata da un evidente vizio logico-giuridico. Anche per questo, siamo pronti a faremo ricorso alla Corte di Giustizia Europea. Una simile e palese ingiustizi­a non può restare impunita né venire taciuta».

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Attesa senza fine I signori Maria e Luca Tommasoli hanno aspettato l’esito della terza Cassazione a Verona

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