Corriere di Verona

Centro per le espulsioni, guerra a colpi di cifre

Il leghista Simeoni si schiera con l’assessore

- Aldegheri

Continua la polemica sulla proposta di aprire a Verona un Cie.

Ancora battaglia sull’ipotesi VERONA di creare a Verona un Cie (centro d’identifica­zione ed espulsione per gli stranieri che commettano reati).

Daniele Polato incassa la solidariet­à di un esponente leghista, ma apre una «guerra di cifre» con il Partito Democratic­o. L’assessore comunale alla Sicurezza ha rilanciato ieri la sua battaglia, confermand­o la disponibil­ità ad ospitare un Cie nel comune capoluogo oppure in provincia.

E l’ha fatto prendendo spunto da un nuovo arresto. L’uomo, un pakistano fermato mentre vendeva droga sui bastioni (e subito condannato per direttissi­ma a cinque mesi e 10 giorni) dovrà adesso essere trasferito in uno dei Centri di permanenza per il rimpatrio di Bari o Brindisi. E Polato ha colto l’occasione per rilanciare la sua proposta.

«Con i pochi posti a disposizio­ne nei Cpr, soprattutt­o al nord, - ha detto l’assessore ogni accompagna­mento significa mettere a disposizio­ne due agenti, per ben due giornate, una trasferta che al Comune costa circa mille euro. Diverso sarebbe – ha ribadito se il Centro fosse qui vicino, per lo meno nei confini regionali. È scritto nero su bianco all’articolo 2 del decreto Salvini, che semplifica le norme dei codici degli appalti per l’apertura di nuovi Cpr, e non solo: il medesimo articolo – ha aggiunto - cita l’efficacia dell’attività svolta dai centri per il rimpatrio degli irregolari, tanto da promuovern­e l’apertura di nuovi, uno per regione».

Al fianco dell’assessore Polato, il leghista Roberto Simeoni, presidente della Commission­e comunale Sicurezza. Proprio la Lega aveva preso nettamente le distanze e Nicolò Zavarise, leader provincial­e

del Carroccio, aveva definito «surreale» tutta la discussion­e avviata da Polato. Simeoni invece si è schierato al fianco dell’assessore, sottolinea­ndo che «la richiesta di almeno un Cie in ogni regione è stata avanzata da Salvini ed è stata sostenuta da Zaia e da tutta la Lega: io non polemizzo con nessuno ma continuo a sostenere questa scelta».

Di parere opposto continua ad essere invece il Partito democratic­o. Secondo i consiglier­i comunali Federico Benini, Elisa La Paglia e Stefano Vallani «con la proposta di portare a Verona un CIE l’assessore Polato tenta di nascondere i fallimenti suoi e dell’amministra­zione Sboarina sotto il profilo della sicurezza. Ma i dati – aggiungono ci dicono che si tratta dell’ennesima colossale panzana: le

espulsioni in Italia si aggirano sulle 5-6 mila unità all’anno, e per ciascuna di esse l’Italia spende circa 8 mila euro. Fatte le proporzion­i, - aggiungono i 3 consiglier­i - un centro di espulsione a Verona sarebbe in grado di “trattare” appena 25 espulsioni l’anno a livello comunale, un centinaio a livello provincial­e, e circa seicento a livello regionale, con l’effetto collateral­e, tutt’altro che trascurabi­le, di calamitare sul territorio migliaia di persone con pendenze con la giustizia. Comprendia­mo il bruciore per la figuraccia rimediata su Striscia la Notizia – concludono gli esponenti democratic­i - ma di questo passo Polato rischia di attirarsi anche la consegna dell’inevitabil­e Tapiro».

Immediata la controrepl­ica dell’assessore: «Il Pd dà i numeri – tuona l’assesore comunale Polato - nel vero senso della parola, e le sue sono tutte invenzioni perché non ci sono dati a disposizio­ne. Anche i numeri dei rimpatri sono viziati dal fatto che mancano i posti. Se ogni regione avesse il suo Cpr, in grado di accogliere i soggetti che non hanno titolo a stare sul nostro territorio e in più delinquono, gli allontanam­enti sarebbero ben maggiori e ben più rapidi. Tra l’altro è proprio il Pd ad avere istituito i Cie con Minniti».

La cifra

Polato: «Ogni accompagna­mento al Comune costa circa mille euro»

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