Corriere di Verona

Farah e il papà imputato faccia a faccia

La 19enne pakistana: voleva che lasciassi il fidanzato

- di Laura Tedesco

Tra loro, nell’aula al secondo piano del tribunale, ieri pomeriggio c’erano meno di due metri di distanza. Ma padre e figlia, in realtà, sono lontani anni luce. Da una parte c’è lei, Farah Tanveer, la pakistana 19enne che nel 2018 fece notizia per il blitz con cui, dopo aver contattato «Le Iene», venne liberata dalla polizia a Lahore, la sua città natale, dov’era stata trascinata con l’inganno dai familiari e trattenuta contro la sua volontà. Ma, soprattutt­o, dove sarebbe stata fatta abortire a sua insaputa, dopo averla sedata con la collaboraz­ione di una dottoressa del luogo. Era fine maggio dell’anno scorso quando venne riportata dagli agenti in Italia, in quella Verona dove, secondo la rigida mentalità della famiglia d’origine, aveva commesso l’«imperdonab­ile» colpa di fidanzarsi con un ragazzo italiano e concepire con lui la creatura che teneva in grembo. E ieri, a oltre un anno e mezzo di distanza, Farah risultava parte civile nel processo che davanti al giudice Laura Donati vede il padre Hussain Tanveer al banco degli imputati per rispondere dei maltrattam­enti di cui stando alla ricostruzi­one dell’accusasi sarebbe macchiato a Verona nei confronti della figlia che, nel 2017, sarebbe stata tenuta «per alcuni giorni segregata in casa» anche qui in città, prima che venisse poi rapita e costretta a restare in Pakistan. Stando alle accuse del pm Zenatelli (per la Procura ieri in aula c’era il pm d’udienza Susanna Balasini), la 19enne avrebbe infatti subìto un inquietant­e precedente in Italia. E, anche in quel caso, sempre per la stessa ragione: «Costringer­mi -ha confermato Farah - a interrompe­re la mia relazione sentimenta­le con il mio ragazzo italiano». In base al capo d’imputazion­e, a Verona la ragazza sarebbe stata «percossa» dal genitore e «ostacolata nelle relazioni con l’esterno». Da lui, avrebbe anche subìto minacce di morte: «Diceva che se non avessi lasciato il mio fidanzato italiano mi avrebbe uccisa» ha rivelato la stessa Farah. Per questo, il papà della 19enne risponde adesso della duplice ipotesi di reato di maltrattam­enti e sequestro di persona. Oltre alla vittima, all’udienza di ieri hanno deposto e rievocato i fatti di quei giorni il fidanzato veronese di Farah, il padre di quest’ultimo, un’ex compagna di classe che aveva frequentat­o il liceo con la 19enne pakistana, un’operatrice del centro antiviolen­za Petra che aveva seguito e dato assistenza a Farah al suo rientro a Verona dopo quanto accaduto a Lahore. Dalla voce dei testimoni, sono giunte accuse non solo nei confronti dell’imputato ma anche all’indirizzo di un fratello e un cugino di Farah. Tutti, stando a quanto emerso dai racconti delle persone informate sui fatti, «coalizzati» per obbligare a 19enne pakistana a lasciare il fidanzato veronese con cui, peraltro, è tuttora insieme. Sospetti e contestazi­oni che Hussain ha ascoltato impassibil­e. Come attorno a lui si stesse parlando di qualcun altro.

 ??  ?? Parte civile Ieri Farah Tanveer ha deposto in aula contro il padre Hussain, imputato
Parte civile Ieri Farah Tanveer ha deposto in aula contro il padre Hussain, imputato

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy