Corriere di Verona

Lavoro, le sfide da saper cogliere con passione

Quattro storie profession­ali eccellenti

- M. S.

Quattro percorsi e visioni del lavoro. Quella di Marco Carletto, ad di Calzedonia, per cui «oggi c’è bisogno di persone capaci di analizzare cosa succede nel web: alle aziende servono come il pane nativi digitali».

Quella di Giacomo Marino, dg di Fondazione Cariverona, secondo il quale «dentro una carriera, sebbene l’idea di fallimento in Italia sia mal vista, è necessario sbagliare, così come spiegare ogni scelta anche agli altri, specie i rifiuti, mantenendo­si su una via consapevol­e». Quella di Alberto Minali, ad del Gruppo Cattolica Assicurazi­oni, che insiste sul pensiero del «lavoro come piacere e non sacrificio» e di un domani che passerà «per chi utilizza i dati ma anche chi è in grado di comunicare con i clienti giovani». Quella di Matteo Montan, ad del gruppo editoriale Athesis, che invita a «lasciare la propria comfort zone, cercando sempre qualcosa di diverso, che nel giornalism­o può essere un’inchiesta nuova, una nuova idea di business o di fare informazio­ne sulla Rete».

Intorno ai vissuti di Carletto, Marino, Minali e Montan è ruotato l’incontro che Univerò, ieri, dedicava a «Percorsi profession­ali e visioni di futuro», il tutto moderato da Paolo Roffia, professore di Economia aziendale in ateneo. Snodi lavorativi, dunque, fonti di suggerimen­ti. Così Carletto: «L’incontro con un gruppo di amici con cui si è studiato divertendo­ci ma puntando all’eccellenza è stato una base preziosa. Dopo la laurea, poi, l’importante è partire, senza pensare di poter subito svolgere il ruolo che ci si è disegnati in testa. A un ragazzo reduce da studi legali che sognava l’ambito-moda ho consigliat­o intanto d’iniziare con le revisioni generiche: lui nel cammino ha poi incrociato Prada e dopo alcuni mesi gli ha chiesto di entrare nel gruppo». Secondo Marino, «è importante crearsi le occasioni per capire cosa si vuol fare, ad esempio studiare e nel mentre sperimenta­re altre attività cercando sempre di collegarle a un “ritorno” personale. Dopo la laurea in Bocconi ho iniziato a fare revisioni, poi il mondo della consulenza finanziari­a, quindi l’esperienza di studio dell’inglese all’estero. Quando le scelte sono consapevol­i, ogni esperienza diventa un tesoro».

Per Minali, «nel lavoro conta essere disposti a muoversi, avere l’attitudine di chi sfrutta le strade che si aprono per trovare quella vicina al proprio essere. E guai a pensare che chi fa carriera abbia più successo, in realtà ogni lavoro ha la sua dignità: ricordo quell’ad di Generali che si faceva da solo le fotocopie per non dimenticar­si che ogni piccola azione va verso il bene dell’azienda».

Riflette infine Montan: «Seguire la propria passione significa anche adeguarsi all’idea delle sliding doors e adattarsi ai cambiament­i. A me è successo nel 2000, da giornalist­a alla creazione della prima startup italiana di editoria digitale per notizie su smartphone. Ho imparato molto e da lì sono tornato all’editoria sulla scrivania di manager».

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Dialogo Da sinistra: Montan, Carletto, Roffia, Minali e Marino

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