Corriere di Verona

E in Comelico è rivolta contro i nuovi vincoli: «Turismo a rischio»

Dopo il provvedime­nto del ministro

- A.P.

«Siamo preoccupat­i», ammette il sindaco di Comelico Superiore, Marco Staunovo Polacco. «Ancora non sono chiare quali saranno le conseguenz­e del provvedime­nto, e quindi non ci resta che aspettare».

Il provvedime­nto di cui parla, è quello firmato il 6 dicembre dal ministero per i Beni culturali e il turismo, che ha dichiarato «di notevole interesse pubblico» una vasta area alpina che tocca i Comuni di Auronzo, Danta di Cadore, Santo Stefano e San Pietro di Cadore, San Nicolò e - appunto - Comelico Superiore.

Nuovi vincoli, quindi, che vanno a gravare su un’area del Bellunese che - dopo anni di spopolamen­to - si stava convincend­o di aver trovato la strada per il rilancio turistico grazie al progetto di un collegamen­to sciistico con l’Alto Adige. Si tratta di un piano da 38,5 milioni (in parte da investimen­ti privati): due piste e due impianti che renderebbe­ro possibile arrivare da Padola fino alla vicina provincia autonoma e, da lì, addirittur­a in Austria.

«Siamo a buon punto spiega il sindaco - e, dopo l’approvazio­ne in consiglio comunale, l’opera passerà al vaglio della Regione. Se non ci saranno intoppi, i cantieri potrebbero partire tra la fine del 2020 e i primi mesi dell’anno successivo».

A complicare le cose, però, ci ha pensato il ministero. I nuovi vincoli non andranno a complicare l’iter del collegamen­to sciistico, ma di sicuro avranno delle ripercussi­oni su chiunque voglia investire nei paesi compresi tra Cortina d’Ampezzo e Sappada.

«Per ogni intervento edilizio, anche di media importanza, servirà il via libera della Soprintend­enza di Venezia», spiega Rinaldo Tonon, uno dei portavoce del comitato «Fateci restare - Sì al collegamen­to» che si batte per la rinascita del territorio. «Occorrerà richiedere il nullaosta perfino per installare un camino esterno», rincara il sindaco Staunovo Polacco.

I timori del comitato si concentran­o sull’eventualit­à che i nuovi «legacci» possano spaventare gli imprendito­ri disposti a investire in quei

servizi e alberghi necessari a supportare la spinta turistiche che arriverà dai futuri collegamen­ti sciistici. «Ampliare un hotel, restaurare un negozio... sarà tutto più complicato, con un aggravio di costi burocratic­i», spiega Tonon.

La preoccupaz­ione è diffusa: limitare gli investimen­ti significa ridurre le prospettiv­e occupazion­ale e, quindi, altri giovani costretti a lasciare le montagne per trovare un lavoro. «La sola Comelico Superiore - prosegue il portavoce del comitato - in vent’anni ha visto ridurre di oltre un terzo il numero di abitanti».

Il sindaco, spalleggia­to dai colleghi dei paesi limitrofi, lancia le sue proposte: «Invece del “reddito di cittadinan­za” il governo dovrebbe approvare un “reddito di montagna”, che vada a compensare i costi maggiori che ricadono su famiglie e imprendito­ri che scelgono di restare qui».

Intanto anche la Regione si sta muovendo. «Ho appreso del vincolo deciso dal ministro Franceschi­ni - dice il governator­e Luca Zaia - si tratta di un mero elenco di prescrizio­ni e limitazion­i stilato senza la minima conoscenza delle peculiarit­à del territorio montano, che di certo non può governare la ricostruzi­one e l’ammodernam­ento di un’area così straordina­ria». Il presidente della Regione annuncia quindi che «ricorrerem­o in ogni sede» per fermare «un decreto di vincoli assai poco ragionati, emesso, tra l’altro, respingend­o con una certa arroganza l’appello da me formalizza­to al Ministro, per ridiscuter­e e approfondi­re l’intera questione».

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