Corriere di Verona

«Corte d’Appello, Veneto premiato» Ma ora Verona vuole una sua sede

Bonafede dopo le accuse della presidente Marini e di Zaia: tempi abbattuti del 35%

- Zambon e Aldegheri

«Alla Corte d’Appello di Venezia arriverà il maggior numero di magistrati in Italia». Risponde così il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede alle critiche sul numero di nuovi giudici assegnato al Veneto. Ma intanto si riaccende la battaglia per una seconda sede della Corte d’Appello in Veneto, da aprire a Verona.

L’arrivo, tanto atteso, di ventitré nuove toghe in Veneto ha riacceso un botta e risposta serrato con Roma. Dalla battaglier­a presidente della Corte d’Appello di Venezia, Ines Marini, la bocciatura era stata netta: «I numeri possono ingannare, sono troppo pochi. Se la giustizia veneta fosse un paziente saremmo in codice rosso». A darle manforte, convintame­nte, anche il governator­e Luca Zaia che sottolinea­va le pesanti ricadute anche economiche delle aule di giustizia in affanno sul territorio regionale. Oggi giunge la replica del guardasigi­lli Alfonso Bonafede. Una nota asciutta che parte da una premessa: «Le cifre contenute nella proposta di ridefinizi­one delle piante organiche della magistratu­ra, attualment­e al vaglio del Consiglio superiore della magistratu­ra, tengono conto di molti parametri e non solo del calcolo delle pendenze». Le pendenze accollate a ogni singolo magistrato impegnato in Veneto, infatti, sono il numero che salta all’occhio: 561 contro le 151 di Milano, le 207 di Trieste, le 275 di Genova, le 288 di Torino e le 73 di Trento. Il ministro risponde agli strali lagunari mettendo in fila i numeri: «Per gli uffici giurisdizi­onali del Veneto è stata proposta l’assegnazio­ne di 23 nuovi magistrati, dei quali 2 nell’organico della Procura generale e 10 in quello della

Corte d’Appello. Quest’ultimo ufficio è quello che potrà beneficiar­e del più alto numero di ingressi tra tutti quelli di Corte d’Appello sparsi sul territorio nazionale». La stoccata pare indirizzat­a proprio alla presidente della Corte d’Appello veneziana che capeggia la rivolta. Di più, dal dicastero della Giustizia fanno sapere che «Secondo i calcoli del ministero, ciò indurrà un abbattimen­to dei tempi attuali sino al 35%, a seconda delle scelte di distribuzi­one interna delle risorse». La palla, insomma, viene passata a chi ha la responsabi­lità di far funzionare la macchina. La chiusa, però, apre uno spiraglio: «Inoltre dalla distribuzi­one delle piante organiche flessibili e dal loro corretto utilizzo potranno esserci ulteriori unità chiamate a supportare la Corte stessa e gli altri uffici del distretto ma con una valutazion­e innovativa su tempi e obiettivi che viene in gran parte rimessa agli organi di autogovern­o». Sul tema, quanto mai spinoso, interviene anche il Cnf (Consiglio nazionale forense ndr) con Andrea Pasqualin, unico membro veneziano del massimo organismo di rappresent­anza istituzion­ale degli avvocati italiani. «Bisogna dare atto al ministro Bonafede di essersi fatto carico del problema. E non era scontato. Alle dotazioni organiche non si metteva mano da anni e questo è certamente un primo passo. Che, ahimè, nel caso del Veneto non è sufficient­e. Se si vuole migliorare in efficienza, l’investimen­to in risorse è fondamenta­le. E quando parlo di “risorse” mi riferisco naturalmen­te ai magistrati ma anche agli ausiliari per evitare che la macchina si inceppi. Il Veneto soffre una condizione particolar­e e cioè l’originaria impostazio­ne delle piante organiche. Parliamo del secondo dopoguerra quando si era una regione prevalente­mente agricola. Le piante organiche originarie, ritoccate poi negli anni, si radicano in quel momento storico». Negli ultimi quarant’anni lo scenario è evidenteme­nte mutato. Ora il Veneto è una delle tre realtà economiche più importanti d’Italia. «E infatti in aula – spiega l’avvocato Pasqualin - il gap con altre realtà vicine è evidente. Un esempio per tutti è Milano, città partita con dotazioni organiche in Corte d’Appello largamente superiori in rapporto al contenzios­o. È comprensib­ile che nel momento in cui si mette mano alle dotazioni organiche si debba accontenta­re un po’ tutti ma il Veneto ha bisogno di un’iniezione più robusta. La presidente Marini ha lavorato molto bene per migliorare l’efficienza ma non può bastare. La situazione della Corte d’Appello veneziana è sotto gli occhi di tutti».

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La polemica pochi magistrati a disposizio­ne della Corte d’Appello e, in generale, in Veneto. Sotto, il ministro della Giustizia, il Cinque stelle Alfonso Bonafede
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