Corriere di Verona

IL DOPPIO RUOLO DEI GIUDICI

- di Tommaso dalla Massara

Il dibattito degli ultimi giorni si è sviluppato soprattutt­o intorno a un nesso logico indiscutib­ile: da un lato, il numero inadeguato dei magistrati in ruolo nel Veneto e, dall’altro, il rischio che i reati cadano in prescrizio­ne. Come a dire: meno giudici, più reati impuniti. A breve arriverann­o in Veneto 23 nuove toghe: si potrà rilevare che non bastano, ma è comunque una buona notizia. Naturalmen­te, se i colpevoli non sono condannati, ciò rappresent­a un danno grave per il territorio. Ragionamen­to ineccepibi­le. Attenzione, però, perché qui stiamo parlando di reati: dunque, dal punto di vista del giurista, della patologia più acuta di una società. Ma la banale quotidiani­tà del funzioname­nto – o del malfunzion­amento – del sistema delle regole è fatta dal componimen­to di interessi privati. La nostra vita è immersa nel diritto perché tutti i giorni concludiam­o contratti, di pochi spiccioli o di milioni di euro, viviamo dentro famiglie, armoniose o conflittua­li, le nostre imprese comprano e vendono merci, talvolta subiamo danni per i quali invochiamo giustizia, le nostre società, di poche persone o di molti capitali, sono pilotate da amministra­tori e da assemblee. Insomma, la routine del sistema delle regole è fatta dal diritto che disciplina i rapporti tra privati. Ciò dico per sottolinea­re che i magistrati servono non soltanto per accertare i reati, ma anche per mandare avanti giorno dopo giorno la giustizia civile.

La carenza di organico dei nostri tribunali è quindi alla base di un generale rallentame­nto di quella grande - e irrinuncia­bile macchina che sorveglia le regole della normale convivenza, e tutto ciò senza che siano varcate le soglie del diritto penale. Un efficiente funzioname­nto della macchina della giustizia civile è allora imprescind­ibile per uno sviluppo sano del tessuto sociale. L’adeguament­o del numero dei magistrati è indispensa­bile se si intende mettere in campo un’ampia riprogetta­zione giuridico economica del nostro territorio. Questa parte del Paese lo merita, anzitutto perché lo merita la sua società civile. È da chiedersi poi: al di là di quel che dipende da decisioni del ministro della Giustizia o d’altri, c’è qualcosa che, in questa direzione e da subito, il territorio può fare a beneficio di se stesso? Provo a esprimere qualche idea. Un efficiente funzioname­nto del sistema delle regole, nelle relazioni tra privati, richiede anzitutto una piena valorizzaz­ione della consulenza legal etax, proprio per prevenire il ricorso ai Tribunali: ovvio che il riferiment­o sia al mondo delle realtà produttive, perché gli investimen­ti che le imprese nordestine orientano alle spese di consulenza sono inferiori a quelli che le imprese dedicano in aree più competitiv­e del Paese. Spesso qui si ritiene ancora che i soldi spesi per i consulenti siano un di più rinunciabi­le. Ancora, per esemplific­are, un efficiente funzioname­nto del sistema delle regole, al di fuori dalle aule di giustizia, è quello che possono garantire i vari sistemi di Alternativ­e Dispute Resolution, che hanno ormai trovato solida strutturaz­ione: dalla mediazione all’arbitrato (anche se la cultura dell’arbitrato meriterebb­e da queste parti un’attenzione ben maggiore). Insomma, occorrono più giudici: servono per il civile non meno che per il penale. Ma poi, per il funzioname­nto delle regole, accanto a quel che si chiede, c’è quel che si può fare. E già non sarebbe poco.

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