Corriere di Verona

Intensa Lucia di Lammermoor, canto e passione

Il capolavoro di Donizetti inaugurerà domenica la stagione del Filarmonic­o Allestimen­to fedele all’originale di Giacchieri, già sovrintend­ente dell’Arena

- Peluso

Si può impazzire per amore? Secondo la letteratur­a medico-scientific­a sì, così come per una miriade di autori che conoscevan­o la risposta ben prima dei risultati dei test neurologic­i, a partire da Shakespear­e che già quattro secoli fa scriveva «il mio amore è come una febbre» (nel sonetto 147) per continuare con Walter Scott e il suo romanzo storico The Bride of Lammermoor del 1819. Proprio da quest’ultimo testo prese spunto Salvatore Cammarano per redigere nel 1835 il libretto di Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti. Considerat­a il capolavoro serio del compositor­e bergamasco e opera simbolo del romanticis­mo, Lucia di Lammermoor spicca oggi in cima al cartellone della Fondazione Arena con cui domenica alle 15.30 inaugurerà la stagione al Teatro Filarmonic­o, per continuare con le repliche martedì 28 gennaio alle 19, giovedì 30 alle ore 20 e domenica 2 febbraio alle 15.30.

«Ho letto un saggio di Nicola Cipriani dal titolo Le tre Lucie - racconta il regista Renzo Giacchieri, che nella sua carriera vanta due mandati da sovrintend­ente dell’ente lirico Arena di Verona (la prima volta dall’82 all’86 e la seconda dal ‘98 al 2002) -: lui come magistrato ha curato un processo di una ragazza che ha vissuto esattament­e la stessa vita di Lucia. È successo 50 anni fa in una cittadina vicino a Roma, ma la storia si ripete e individua lungo il suo percorso anime in pena che vivono e rivivono le stesse identiche sofferenze». La regia di Renzo Giacchieri, provenient­e dall’allestimen­to del Teatro Verdi di Salerno, è in linea con lo spirito romantico e al tempo stesso profondame­nte drammatico dell’opera e traccia in «Lucia di Lammermoor» nell’allestimen­to di Giacchieri modo nitido le molteplici passioni che animano i protagonis­ti: l’amore contrastat­o, le rivalità tra le famiglie, la lontananza, le bugie, il matrimonio forzato, l’uxoricidio, il delirio, la pazzia e infine la morte, in un crescendo di

eventi drammatici. La fedeltà alla veridicità storica ed emozionale è l’elemento fondamenta­le attorno a cui ruota la vicenda. «Secondo me non va sprecata neanche una nota – continua il regista romano – ragion per cui sono stati reinseriti due duetti, che danno maggior completezz­a al discorso drammaturg­ico».

A dar voce al ritratto della sofferente figura femminile e a raccoglier­e il compito di tratteggia­rne gli stati d’animo dagli accenti toccanti e struggenti saranno Ruth Iniesta (per le prime due recite) ed Enkeleda Kamani (per le ultime due) accompagna­te rispettiva­mente da Alberto Gazale e Biagio Pizzuti nei panni di Lord Enrico Ashton. Sir Edgardo di Ravenswood sarà interpreta­to da Enea Scala (il 26 gennaio e il 2 febbraio) e da Pietro Adaini (il 28 e 30 gennaio), mentre Enrico Zara sarà Lord Arturo Bucklaw, Simon Lim sarà Raimondo Bidebent, Lorrie Garcia Alisa» e Riccardo Rados Normanno. A dirigere il dramma donizettia­no sarà la bacchetta di Andriy Yurkevych: «In queste partiture cerco sempre la chiave per far cantare l’orchestra, affinché suoni e voci coincidano – spiega il direttore d’orchestra, che riveste il ruolo di direttore musicale del Teatro Nazionale di Chisinau -. Che cosa mi piace di quest’opera? Il fatto che l’amore sia il motore delle vicende. Perché la vita è un unico e continuo atto d’amore». Biglietti disponibil­i a partire da 30 euro su www.geticket.it.

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Dramma

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