Lessinia, M5s contro il taglio del Parco
I ministri Costa e D’Incà: no al restringimento. Domenica manifestazione di protesta
«Mi preoccupa l’idea che in Lessinia si debba diminuire la tutela della biodiversità attraverso una riduzione del parco. Oggi come non mai bisogna andare nella direzione opposta». Sulla questione della ridefinizione del parco regionale arriva il primo intervento politico fuori dai confini del Veneto. È del ministro dell’Ambiente Sergio Costa, quota M5S, che ha deciso di fare un’operazione di «moral suasion», dato che la decisione è in mano alla Regione.
«Mi preoccupa l’idea che in Lessinia si debba diminuire la tutela della biodiversità attraverso una riduzione del parco. Oggi come non mai bisogna andare nella direzione opposta». Sulla questione della ridefinizione del parco regionale arriva il primo intervento politico fuori dai confini del Veneto. È del ministro dell’Ambiente Sergio Costa che ha deciso di fare un’operazione di «moral suasion», dato che la decisione è (e rimarrà) in mano a Palazzo Ferro Fini. Il ministro in quota M5S vede nell’operazione, che porta la firma di tre consiglieri veronesi di area leghista e di centrodestra, un pericoloso passo indietro. «L’Italia — fa sapere in una nota diffusa ieri pomeriggio — deve diventare un unico Paese parco. Possediamo un’inestimabile biodiversità che deve essere preservata e valorizzata. Perché l’ambiente è il futuro, anche dal punto di vista dell’occupazione. Proprio per questo abbiamo stanziato 350 milioni di euro per i parchi nazionali. È ora di guardare a una visione diversa della conservazione della natura».
Infine ricorda il decreto «clima», che ha introdotto le Zone economiche ambientali con agevolazioni e vantaggi fiscali per i Comuni che ricadono nelle aree parco. «Con nuovi progetti green si implementerà l’imprenditoria — è la conclusione del ministro — e si combatterà altresì lo spopolamento dei territori». Un’affermazione non casuale dato che gran parte del dibattito sul Parco riguarda le difficoltà delle imprese agricole e di allevamento.
A Costa fa eco il «collega» bellunese Federico D’Incà, ministro per i Rapporti con il Parlamento, anche lui grillilizza» no. «La proposta di legge sulla modifica della superficie del Parco della Lessinia — afferma — è preoccupante. Restringere un’area protetta di circa il 20 per cento sarebbe del tutto inopportuno e rappresenterebbe il primo caso in Europa. Faremo il possibile affinché questo importante patrimonio del Veneto e del nostro Paese rimanga intatto». La mobilitazione dei ministri cinquestelle «nazionauna questione che, finora, era rimasta prettamente locale, accendendo le polveri in vista di una settimana cruciale per il destino del Parco. Il fronte degli allevatori e dei residenti che ha portato al «taglio» (tecnicamente una riduzione dei vincoli sul 17% del territorio, prevalentemente i vaj ovvero le piccole valli che resterebbe, a livello ufficiale, parco regionale) aveva già avuto da ridire, in passato sulle prese di posizione del ministro per quanto riguarda la questione della fauna selvatica, in particolare del lupo. Domenica mattina, con partenza da Conca dei Parpari, la «passeggiata-manifestazione» dei contrari alle modifiche (tra cui molti esponenti delle oltre cento associazioni che hanno presentato per primo l’appello per «salvataggio» dell’area), che si preannuncia molto affollata. Si aprono spiragli anche in Regione: il presidente della seconda commissione, Francesco Calzavara (Lista Zaia) annuncia ce sentirà il presidente della Comunità del Parco, il sindaco di Sant’Anna d’Alfaedo, Raffaello Campostrini. Richiesto anche un «parere scritto sulla nuova cartografia» dell’area naturalistica.