Corriere di Verona

Condannato per concussion­e, l’ex primario finisce in carcere

Padova, Cetera al Due Palazzi. Chiedeva «mazzette» per la procreazio­ne assistita

- Andrea Pistore

È stato prelevato e trasferito al Due Palazzi di Padova il dottor Carlo Cetera, che a 70 anni torna in carcere. A notificarg­li l’ordinanza di custodia cautelare nella sua abitazione padovana sono stati i carabinier­i della stazione di Prato della Valle. Il ginecologo deve scontare una condanna a 3 anni, 10 mesi e 24 giorni per la vicenda che l’ha visto protagonis­ta nel 2011, quando era primario all’ospedale di Pieve di Cadore, nel Bellunese, dove dirigeva il Centro di procreazio­ne assistita.

Per lui si sono spalancate le porte della casa circondari­ale di Padova al termine di una lunga vicenda giudiziari­a iniziata quasi nove anni fa. Cetera, ginecologo di fama nazionale, è stato accusato di concussion­e. Secondo le indagini portate avanti dalla Guardia di Finanza di Belluno dopo la denuncia di una paziente, l’ex primario al tempo era arrivato a farsi pagare anche 2.500 euro dalle pazienti in attesa di accedere ai trattament­i di fecondazio­ne assistita per saltare le liste d’attesa. Le donne che per ottenere un figlio arrivavano da tutto il Veneto e anche da fuori regione si facevano ricoverare nel Centro di procreazio­ne assistita di Pieve di Cadore, pagando ed evitando le lunghe anticamere richieste dal Sistema sanitario pubblico.

Cetera, originario di Cittadella,

è stato raggiunto giovedì dai carabinier­i, che hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere seguita alla sentenza di condanna passata in giudicato. Il lungo iter giudiziari­o si è concluso lo scorso 11 gennaio, quando si è pronunciat­o a titolo definitivo il tribunale di Venezia, dopo l’ennesimo ricorso del medico, che chiedeva l’affidament­o ai Servizi sociali.

I suoi problemi con la giustizia sono iniziati quando aveva 62 anni e dirigeva appunto il Centro di procreazio­ne assistita di Pieve di Cadore. Il medico finì nei guai per aver chiesto soldi alle pazienti che si erano rivolte a lui. In sostanza per far saltare le lunghe liste di attesa domandava «mazzette» e permetteva alle aspiranti mamme di sottoporsi alle cure e alle procedure mediche per aver un figlio senza rispettare i tempi di attesa.

Fu arrestato la prima volta il 19 dicembre 2011. In quel periodo la piccola struttura ospedalier­a di Pieve di Cadore aveva raggiunto il suo picco massimo, con la procreazio­ne assistita in vitro che era diventata una delle eccellenze nazionali. A dirlo erano i numeri da record di concepimen­ti e gravidanze andate in porto, tanto che al centro diretto da Cetera si rivolgevan­o sempre più coppie in cerca di un figlio.

Lo specialist­a andò a processo davanti al tribunale di Belluno. Inizialmen­te il reato di concussion­e venne derubricat­o a induzione indebita e nel settembre del 2016 fu condannato per la prima volta a 5 anni e mezzo.

Nel dicembre del 2017 l’impianto accusatori­o venne confermato in secondo grado con la pena ridotta 4 anni, 6 mesi e 10 giorni. La corte di Venezia riconobbe anche un danno di immagine all’Usl 1 di Belluno e ordinò un risarcimen­to milionario, oltre a inibire il dottore temporanea­mente dalla profession­e. Gli fu anche confiscata parte dei beni. Il 30 maggio 2019, infine, la condanna è stata confermata in Cassazione con pena di 4 anni, 4 mesi e 25 giorni, ridotta poi l’11 gennaio ai 3 anni e 4 mesi e 24 giorni. Cetera con tutta probabilit­à ora chiederà una misura alternativ­a per evitare di continuare a rimanere in cella, magari un nuovo affidament­o ai Servizi sociali.

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L’ospedale Nell’immagine una veduta aerea dell’ospedale di Pieve di Cadore, nel Bellunese, dove il dottor Cetera operava come primario
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Medico Carlo Cetera

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