Condannato per concussione, l’ex primario finisce in carcere
Padova, Cetera al Due Palazzi. Chiedeva «mazzette» per la procreazione assistita
È stato prelevato e trasferito al Due Palazzi di Padova il dottor Carlo Cetera, che a 70 anni torna in carcere. A notificargli l’ordinanza di custodia cautelare nella sua abitazione padovana sono stati i carabinieri della stazione di Prato della Valle. Il ginecologo deve scontare una condanna a 3 anni, 10 mesi e 24 giorni per la vicenda che l’ha visto protagonista nel 2011, quando era primario all’ospedale di Pieve di Cadore, nel Bellunese, dove dirigeva il Centro di procreazione assistita.
Per lui si sono spalancate le porte della casa circondariale di Padova al termine di una lunga vicenda giudiziaria iniziata quasi nove anni fa. Cetera, ginecologo di fama nazionale, è stato accusato di concussione. Secondo le indagini portate avanti dalla Guardia di Finanza di Belluno dopo la denuncia di una paziente, l’ex primario al tempo era arrivato a farsi pagare anche 2.500 euro dalle pazienti in attesa di accedere ai trattamenti di fecondazione assistita per saltare le liste d’attesa. Le donne che per ottenere un figlio arrivavano da tutto il Veneto e anche da fuori regione si facevano ricoverare nel Centro di procreazione assistita di Pieve di Cadore, pagando ed evitando le lunghe anticamere richieste dal Sistema sanitario pubblico.
Cetera, originario di Cittadella,
è stato raggiunto giovedì dai carabinieri, che hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere seguita alla sentenza di condanna passata in giudicato. Il lungo iter giudiziario si è concluso lo scorso 11 gennaio, quando si è pronunciato a titolo definitivo il tribunale di Venezia, dopo l’ennesimo ricorso del medico, che chiedeva l’affidamento ai Servizi sociali.
I suoi problemi con la giustizia sono iniziati quando aveva 62 anni e dirigeva appunto il Centro di procreazione assistita di Pieve di Cadore. Il medico finì nei guai per aver chiesto soldi alle pazienti che si erano rivolte a lui. In sostanza per far saltare le lunghe liste di attesa domandava «mazzette» e permetteva alle aspiranti mamme di sottoporsi alle cure e alle procedure mediche per aver un figlio senza rispettare i tempi di attesa.
Fu arrestato la prima volta il 19 dicembre 2011. In quel periodo la piccola struttura ospedaliera di Pieve di Cadore aveva raggiunto il suo picco massimo, con la procreazione assistita in vitro che era diventata una delle eccellenze nazionali. A dirlo erano i numeri da record di concepimenti e gravidanze andate in porto, tanto che al centro diretto da Cetera si rivolgevano sempre più coppie in cerca di un figlio.
Lo specialista andò a processo davanti al tribunale di Belluno. Inizialmente il reato di concussione venne derubricato a induzione indebita e nel settembre del 2016 fu condannato per la prima volta a 5 anni e mezzo.
Nel dicembre del 2017 l’impianto accusatorio venne confermato in secondo grado con la pena ridotta 4 anni, 6 mesi e 10 giorni. La corte di Venezia riconobbe anche un danno di immagine all’Usl 1 di Belluno e ordinò un risarcimento milionario, oltre a inibire il dottore temporaneamente dalla professione. Gli fu anche confiscata parte dei beni. Il 30 maggio 2019, infine, la condanna è stata confermata in Cassazione con pena di 4 anni, 4 mesi e 25 giorni, ridotta poi l’11 gennaio ai 3 anni e 4 mesi e 24 giorni. Cetera con tutta probabilità ora chiederà una misura alternativa per evitare di continuare a rimanere in cella, magari un nuovo affidamento ai Servizi sociali.