Strage del bus, il pm: a processo i 5 funzionari L’autista cerca lo «sconto»
Cinque richieste di rinvio a giudizio e un sesto imputato al rito abbreviato per quei 17 morti, 4 feriti gravi (con ustioni di secondo grado, traumi alla testa, lesioni multiple) e altri 25 più lievi, con prognosi massima 30 giorni. Solo in 12 sopravvissero alla strage del bus ungherese in A4 senza riportare danni, perlomeno fisici.Il 20 gennaio 2017, da Budapest,toccò al ministro degli esteri Peter Szijjarto enumerare nel dettaglio le cifre di quel bollettino di sangue. E dopo lo strazio, il clamore e le polemiche, era scattato anche il tempo delle indagini, delle testimonianze, della ricostruzione.
Ieri, a distanza di tre anni esatti da un immenso dramma a cui si è aggiunta lo scorso ottobre la morte del «prof-eroe» Gyorgy Vigh (che nell’inferno del bus perse due figli ma salvò quelli di molti altri genitori restando gravemente ferito), il pm ha chiesto il processo per 5 dei 6 imputati di omicidio colposo plurimo, mentre il sesto soggetto sotto accusa - ovvero l’autista del pullman - ha scelto il rito abbreviato che, in caso di condanna, gli garantirà lo sconto di un terzo sulla pena finale.
Un’udienza-fiume, quella celebrata ieri eccezionalmente in Assise: ciò nonostante, gli avvocati delle difese non hanno concluso le arringhe. Per questo, il giudice Luciano Gorra ha aggiornato la seduta tra un mese, a febbraio. Secondo la Procura scaligera, sussisterebbero a vario titolo e con diversi profili di responsabilità profili di colpa a carico di Jànos Varga, di 53 anni, il primo autista dell’autobus; Alberto Brentegani, responsabile della tratta A4 Brescia-Padova; Giovanni
Luigi Da Rios, capo dell’Ufficio tecnico e autore del progetto per i lavori di sistemazione dello spartitraffico centrale e delle barriere di sicurezza (a tripla onda), risalente al 1992. Con loro,a rischiare il processo sono inoltre Michele De Giesi, Maria Pia Guli ed Enzo Samarelli, componenti della Commissione nominata dall’Anas (nel 1993) con il compito di collaudare i lavori di fornitura e posa in opera delle barriere stradali. Il conducente avrebbe «perso il controllo del mezzo, per un colpo di sonno»; Da Rios si trova nei guai per il progetto delle barriere di sicurezza; Di Giesi, Guli e Samarelli, avrebbero omologato quelle barriere stradali a tripla onda «del tutto inadeguate per la protezione dagli effetti dello svio veicolare in presenza di ostacoli fissi». Da ultimo, Brentegani non avrebbe verificato lungo la rete stradale di propria competenza «le condizioni di efficienza delle pertinenze stradali». Parti civili, familiari e Vittime della Strada.