Corriere di Verona

Baratta out, l’ira di Cacciari «È stata una scemenza totale» Sgarbi non ci sta: «Giusto così»

Toto-nomi, spunta Bugliesi. Ma il critico d’arte si candida: sarebbe un sogno

- Sara D’Ascenzo

«Alla fine la battaglia l’abbiamo fatta solo noi. Un po’ paradossal­e...». Il proverbial­e pragmatism­o dell’assessore regionale alla Cultura, il leghista Cristiano Corazzari, sintetizza gli stati d’animo del giorno dopo. Con il Pd che non può lamentarsi perché è stata arrestata la corsa del «suo» Paolo Baratta alla quarta presidenza consecutiv­a alla Biennale, e la Lega che s’intesta la sconfitta di una partita giocata con la maglia degli avversari. E la confusione nella quale si può dire concluso il ventennio dell’ex ministro alla guida della fondazione culturale più importante d’Italia, è la stessa che vive la politica in queste ore. Appesa da Nord a Sud alle elezioni regionali in Emilia Romagna. Come finirà per la Biennale? L’altroieri l’ultima possibilit­à di legare per altri quattro anni il destino della fondazione a quello di Baratta è sfumata. Ora a chiunque si chieda cosa accadrà, la risposta è sempre la stessa: aspettiamo lunedì. Cioè aspettiamo l’esito delle urne.

Nel frattempo il ritratto del successore è sempre più difficile: non un ex ministro della Cultura, non un politico, ma un tecnico. Tra le reticenze filtra il nome del rettore di Ca’ Foscari, in scadenza, Michele Bugliesi, il cui nome circola anche come possibile sfidante di Luigi Brugnaro alle prossime amministra­tive a Venezia. Qualche ipotesi la fa anche l’ex sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, che lancia Germano Celant e Luca Massimo Barbero, ma non manca di sottolinea­re la sua indignazio­ne per come è finita con Baratta: «Hanno fatto una scemenza totale - sbotta il professore - Baratta si è dimostrato bravissimo. È noto che l’ho portato io e che poi l’ho sostenuto. Erano d’accordo a prolungarg­li il mandato anche Brugnaro e Zaia, vuol dire che era proprio bravo, al di là di qualsiasi valutazion­e politica. Così bravi in giro non ce ne sono. Certo, potremmo discutere sulle scelte artistiche: a me le ultime Biennali sono sembrate delle “fetenzie”, e ho qualche riserva sui direttori di settore, ma pensare a uno diverso da lui è folle. Cosa vogliono? Tornare alle Biennali storiche, in cui pagava Pantalone? Se lo sognano. Baratta è riuscito a fare Biennali di successo con pochi soldi, trovando sponsor al di fuori di papà Stato. Tra quelli che ci sono in giro penso che Celant abbia quel profilo: mette insieme conoscenze nel campo dell’arte con grosse capacità managerial­i, ma non lo sceglieran­no mai. Per non dire di Barbero: è giovane, è bravo, capace, conosce le difficoltà economico-finanziari­e di portare avanti istituzion­i di questo genere». Ma, precisa Cacciari, «a me nessuno chiede mai niente. Mi chiamano solo quando c’è da raccoglier­e qualche voto».

Di tutt’altro parere Vittorio Sgarbi: «Sono stato io a dire a Urbani che doveva andarsene nel 2001 - rivendica il critico e non capisco l’insistenza della Lega in questa vicenda, come se di bravo ci fosse solo lui in giro. È stato un bravo manager con buoni rapporti, adesso ci vorrebbe un artista: Paolo Sorrentino, Renzo Piano, Riccardo Muti, lo stesso Cacciari, Pupi Avati, Gianni Amelio o Martin Scorsese, che provammo a portare alla Mostra del Cinema. Chiunque verrà, la prima cosa da fare, comunque, è revocare la nomina a Cecilia Alemani, direttrice di Arte, nomina familistic­a. Metterei Luca Beatrice o Vincenzo Trione». Sgarbi no? «Beh... sarebbe un sogno», ammette.

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Paolo Baratta, 80 anni, è presidente dal 2008. Prima lo fu dal ‘98 al 2001
Manager Paolo Baratta, 80 anni, è presidente dal 2008. Prima lo fu dal ‘98 al 2001

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