Cicutto alla Biennale: «Sono pronto alla sfida»
Baratta invitato a restare con un altro ruolo: «Spero non ci abbandoni»
Il produttore e distributore cinematografico Roberto Cicutto, classe 1948, è il nuovo presidente della Biennale di Venezia. La nomina è stata ufficializzata dal ministro per i Beni Culturali Dario Franceschini. «Sarò un presidente operaio» afferma Cicutto, che ha chiesto all’uscente Paolo Baratta di continuare a collaborare con l’istituzione. «Una candidatura di prestigio», afferma Franceschini. Plauso del governatore Luca Zaia e del sindaco Luigi Brugnaro: «Possiede il curriculum».
Giusto il tempo di registrare il risultato dell’Emilia-Romagna. E poi è stato un attimo.
Con Stefano Bonaccini riconfermato presidente nella roccaforte dem, si è sbloccata la prima delle molte partite su più tavoli che il governo giallo-rosso ha tenuto ferme in attesa della sfida con Matteo Salvini: in mattinata è arrivata così da Roma l’indicazione del ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, sulla presidenza della Biennale di Venezia. In attesa di ricominciare a parlare di concessioni autostradali, Alitalia e via di dossier spinosi. La scelta del successore di Paolo Baratta è caduta su Roberto Cicutto, classe 1948, veneziano, produttore e distridel butore cinematografico - ha fondato l’Aura film, la Mikado film, la Sacher distribuzione - dal 2009 è presidente e amministratore delegato di Istituto Luce-Cinecittà. «Una candidatura prestigiosa per una delle più importanti istituzioni culturali italiane - ha detto Franceschini -. Buon lavoro a Cicutto per questa nuova fantastica sfida. Negli
Nominato Roberto Cicutto, veneziano, è il nuovo presidente della Biennale di Venezia ultimi anni la Biennale ha vissuto un processo di rinnovamento in tutti i settori di attività e ha incrementato la sua già notevole fama sulla scena internazionale. Questo è stato possibile grazie al prezioso lavoro di Paolo Baratta e della sua squadra che ringrazio. Sono certo che Baratta, con la sua autorevolezza, continuerà a impegnarsi per la Biennale».
Ora la nomina inizia il suo iter nelle commissioni Cultura di Camera e Senato per un parere non vincolante, poi servirà un decreto del ministro per l’ufficialità. Un passaggio formale che potrebbe richiedere più di qualche settimana. Vista la coincidenza dei tempi - vittoria in Emilia-Romagna e subito nomina presidente - è probabile che i Democratici abbiano ricevuto ampie rassicurazioni dai Cinque Stelle sul passaggio parlamentare, dopo che la strada per una riconferma dell’uscente Baratta era stata sbarrata proprio dai pentastellati. Di questi tempi, comunque, nessuno può esimersi dall’incrociare le dita.
Lui, l’uomo più corteggiato della giornata, ex studente del liceo classico «Marco Polo» di Venezia, grande collezionista d’arte, ieri era all’estero e i riflettori lo hanno colto mentre stava rientrando in Italia, ma non si sottrae: «Non sarò un presidente da weekend, anzi. Sarò un presidente operaio: è così che mi chiamano all’Istituto Luce, perché sono abituato a fare di tutto, anche a scaricare i camion». A Venezia in molti ora sperano che il richiamo della città d’origine faccia sì che la Biennale possa vivere tutto l’anno, andando così verso quelle «attività permanenti» previste dallo statuto, che però sono da sempre un oggetto misterioso. La sua prima reazione a caldo è di entusiasmo: «Mi fa piacere che il ministro abbia pensato a me. È un gesto di fiducia nelle mie capacità in un ruolo così importante e dopo una presidenza così di successo come quella di Paolo Baratta. Il mio rapporto con la città è viscerale: ci sono nato, ci sono andato a scuola. E il mio rapporto con la Biennale dura da più di trent’anni, fin da quando, nell’88 vinsi il Leone d’oro con “La leggenda del santo bevitore” di Ermanno Olmi. In questi anni il cinema, le Arti visive, l’Architettura, hanno fatto di Venezia una capitale della cultura. Ora per me si apre una bella sfida, ma sono appassionato da anni di arte e architettura ed è un mondo che conosco. So un po’ meno di Danza, Musica e Teatro, ma spero che Baratta sia generoso e mi dia tutte le informazioni che non ho, anche per far funzionare bene la macchina. Oggi (ieri, ndr) l’ho chiamato e gli ho detto: “Paolo, non mi abbandonare!”. Ho visto che il ministro si è augurato che Baratta continui a impegnarsi per la Biennale. Se questo si tradurrà in un aiuto a livello di amicizia o in qualcosa di più strutturato non posso dirlo».
Infine il rapporto con Venezia: «In città ho gli amici di tanti anni fa, e proprio alle Tese dell’Arsenale ho fatto l festa per i miei sessant’anni». Insomma, era quasi destino. «Incrociamo le dita», dice in un sussurro. Prima di riprendere il suo viaggio.