Shoah: le celebrazioni e le polemiche
L’ombra di «via Almirante» sulla Giornata della memoria a Verona
La diapositiva mostra i punti del «Manifesto della razza», il testo con cui nel 1938, il fascismo pose le basi ideologiche per le leggi razziali. «Tra i firmatari e responsabili c’è anche un certo Giorgio Almirante», si sente dal palco. Guido Lorenzetti dell’Aned, l’oratore ufficiale della Giornata della Memoria, invitato dal Comune, ha concluso il suo discorso con una stilettata. In Bra, nel pomeriggio, anche una manifestazione contro via Almirante.
La diapositiva mostra i punti del «Manifesto della razza», il testo con cui nel 1938, il fascismo pose le basi ideologiche per le leggi razziali. «Tra i firmatari e responsabili c’è anche un certo Giorgio Almirante», si sente dal palco. Guido Lorenzetti, l’oratore ufficiale della Giornata della Memoria, invitato dal Comune per l’evento in Gran Guardia, ha concluso il suo discorso con una stilettata. «È giusto seguire la pacificazione, ma bisogna ricordare che ci fu una parte giusta e una sbagliata. E i fascisti, tanto per essere chiari furono da quella sbagliata». Errato, dunque, dedicare ad Almirante, anima del Movimento sociale italiano nel dopoguerra, una strada. Ma sbagliato anche opporsi alle pietre d’inciampo, ossia a quei sampietrini che ricordano le vittime della Shoah (è accaduto a Schio, nel Vicentino). «Ho letto che sarebbero divisive — prosegue — chi dividerebbero? Gli ebrei dai fascisti?».
Lorenzetti, vice presidente dell’Aned (associazione nazionale ex deportati), figlio di Andrea, «triangolo rosso», ossia criminale «politico», deceduto pochi giorni dopo la liberazione del campo di Mauthausen, ha citato alla fine l’ex presidente Usa Dwight Eisenhower, che da generale in Europa invitò a raccogliere quante più testimonianze possibile dei campi di sterminio «perché qualche idiota dirà che non è mai successo».
A 75 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, la Giornata della Memoria, a Verona, è stata dominata dalla polemica sulla scelta di istituire via Almirante. Dopo la cerimonia, al pomeriggio, in piazza Bra, una manifestazione indetta da una serie di sigle (a partire dall’Assemblea 17 dicembre) ha portato in piazza circa 170 persone. Tra loro, giunto dall’Emilia, anche Adelmo Cervi, figlio di Aldo, uno dei sette fratelli reggiani fucilati dai fascisti nel 1943. «Scelte del genere — il suo commento al “microfono aperto” — mi fanno pensare che a Verona c’è qualcosa che non va. Non si può dare la cittadinanza onoraria a Liliana Segre e dedicare una strada ad Almirante: vuol dire mischiare l’acqua col vino».
Da parte del sindaco Federico Sboarina, è arrivato l’invito, rivolto ai giovani ad «appassionarsi e prendere parte alla vita politica, ispirandosi ai valori della democrazia e della pace». Parole che sono risuonate nella cerimonia ufficiale della mattina, davanti agli studenti delle superiori cittadine. «Dobbiamo utilizzare questo giorno per il ricordo delle vittime, perché nessuno sia mai più discriminato, perseguitato, annientato in ragione della sua razza, colore della pelle, sesso, lingua, religione, o per qualsiasi altra ragione». Anche il prefetto Donato Cafagna ha sottolineato l’importanza del ricordo: a proposito dei campi di sterminio, ha detto che «coltivare oggi la memoria di quelle tragedie dell’umanità è l’unico modo per evitare che l’orrore si ripeta nel presente e nel futuro».
Del resto, dopo tre quarti di secolo, sono rimasti pochi testimoni diretti. Tra loro Ennio Trivellin, presidente di Aned Verona, presente ieri in Gran Guardia. Tra le sette medaglie consegnate da Comune e Prefettura, solo una è andata a un vivente: Giuseppe Guerra, 94 anni. Gliel’ha portata il figlio alla casa di riposo, a San Massimo. Un riconoscimento alla memoria anche a Stefano Zaghini, di Bussolengo. Sopravvissuto ai campi di concentramento, per anni, ha mantenuto il segreto con la propria famiglia, solo dopo la morte sono state trovate le prove della sua prigionia.