Il vicino la chiama: «Sei contagiosa?»
Psicosi Coronavirus, denuncia pubblica di una studentessa cinese a Venezia. E nel Rodigino scuola rifiuta il rientro a due bimbi
«I tuoi parenti sono infettati o no?». E soprattutto: «Ti verranno a trovare?». Non bastavano le aggressioni e gli insulti ad incolpevoli, e perfettamente sani, turisti orientali in giro fra le calli di Venezia. La psicosi da Coronavirus si manifesta anche così, e sempre nel capoluogo lagunare: attraverso un «terzo grado» sui rischi che, potenzialmente, potrebbero palesarsi qualora un eventuale «untore» decidesse di lasciare il suo Paese per raggiungere il Veneto. La protagonista è una giovane di origini cinesi, studentessa a Venezia, che ha raccontato l’episodio in un lungo post su Facebook. Del resto lei, originaria di Hangzhou, metropoli di quasi dieci milioni di abitanti a 563 chilometri di distanza dall’epicentro del contagio, si aspettava tutt’altre parole quando, alcuni giorni fa, è stata contattata da un vicino di casa. «Ho pensato che ci fosse qualcosa di importante o di urgente», spiega. «In realtà mi ha chiamato solo per chiedermi: dov’è la tua città? I tuoi parenti sono infettati? Alla mia risposta negativa, saputo che la mia città è lontana da Wuhan, ha insistito: i tuoi parenti ti visiteranno di recente? Mi sento un po’ offesa», chiosa.
Ed elencando una serie di punti, una sorta di vademecum sul perché non c’è pericolo di ammalarsi anche solo rivolgendole la parola, la studentessa esprime la sua amarezza: «Se pensi che io sia cinese e potresti essere infettato dal virus se stai vicino a me, puoi starmi lontano».
È una vicenda, quella raccontata dalla studentessa, che riporta sotto i riflettori il Veneto dopo il post di un consigliere comunale del Trevigiano contro «i cinesi “onti”» e l’aggressione denunciata da una coppia orientale, che sarebbe stata insultata, inseguita e presa a sputi da un gruppo di ragazzini sulle sponde del canale della Giudecca. Fatti condannati dai rispettivi sindaci, quello di Casier e dal primo cittadino di Venezia Luigi Brugnaro. «Di gesti di intolleranza ne esistono di tanti tipi, sono tutti da colpire e da stigmatizzare - risponde Brugnaro, mostrando però cautela -. Bisogna capire come sono andate le cose, mi pare strano che dei bambini di sei anni girassero da soli, probabilmente avevano qualche anno in più. Noi comunque li stiamo cercando». Ma bravata o paura che sia stata,
la psicosi comincia a filtrare anche nel settore alberghiero. Preoccupate sarebbero le tante persone che affittano appartamenti in locazione turistica. «La paura c’è - ammette Fabrizio Ventre di Host Place che gestisce 92 appartamenti Airbnb a Venezia – sono amministratore di una pagina Facebook (Host Airbnb Italia) che ha più di 12 mila iscritti. Alcuni proprietari attivi sulla pagina hanno, negli ultimi giorni, rifiutato di ospitare famiglie
Lo sfogo
Il post della studentessa cinese residente a Venezia, che racconta del «terzo grado» subito dal vicjno cinesi». Airbn, spiega Ventre, permette infatti di non accettare prenotazioni senza bisogno di particolari motivazioni. E così sarebbero molti i proprietari che chiudono la porta a chi prenota dalla Cina.
Dovrebbero invece tornare alla scuola primaria di Castelguglielmo, nel Rodigino, non oltre domattina i due bambini che sono stati posti in «quarantena» dopo essere tornati dalla Cina, dove erano stati a visitare i nonni. I piccoli, che frequentano rispettivamente la seconda e la quinta elementare, nati in Italia con origini cinesi, vivono a Canda, sempre in Alto Polesine. La loro presenza aveva sollevato le proteste (infondate) di alcuni genitori. «Non c’è nemmeno il sospetto di un contagio spiega Antonio Compostella, direttore generale dell’Usl 5 –, il virus ha un periodo di incubazione di una dozzina di giorni e, con i genitori dei bambini, abbiamo concordato un periodo cautelativo di due settimane in casa, sotto osservazione». Circostanza confermata dal sindaco Alessandro Berta e dal dirigente scolastico Amos Golinelli. «Qualche adulto - dice Golinelli - si è lamentato senza motivo fondato. A maggior ragione perché i bimbi sono di ritorno da una zona della Cina non colpita dal virus. I compagni di classe del più piccolino hanno già preparato alcuni regalini per esprimergli la gioia del benvenuto».