Corriere di Verona

Massella, una vita tra i tribunali e le piste da sci

Il padre fondatore dello sci club Veronesi, la scuderia Biancaneve, gli anni d’oro delle piste in Lessinia «Mi spiace vedere i ragazzi andare a sciare in Trentino, quando potrebbero farlo a mezz’ora dall’Arena»

- Di Lorenzo Fabiano

La storia di un uomo con una grande passione, quella per lo sci, e di uno sport che la montagna veronese non ha più. Michele Massella, avvocato su quelli nevi è cresciuto. Suo padre Renatonel 1962 diede vita allo Sci Club Veronesi con l’indimentic­abile Scuderia Biancaneve.

La storia di un uomo con una grande passione, quella per lo sci, e di uno sport che la montagna veronese non ha più. Belli i tempi in cui i pullman caricavano i ragazzi all’uscita di scuola per portarli a sciare a San Giorgio. Anni consegnati purtroppo alla nostalgia dai ricordi di fotografie ingiallite: «Mi spiace vedere gli studenti delle nostre scuole andare a sciare in Trentino, quando potrebbero farlo a mezz’ora dall’Arena. Un peccato anche per la nostra città, perché sono convinto che quelle piste siano tuttora una grande opportunit­à. Con una forte sinergia col mondo della scuola, San Giorgio potrebbe rinascere. Per un suo rilancio, ci sarebbe però bisogno di imprendito­ri con un’ampia visione» asserisce Michele Massella, avvocato che su quelli nevi è cresciuto.

Suo padre Renato, scomparso nel 2003, fu tra i fondatori del comitato veronese della Fisi, e nel 1962 diede vita allo Sci Club Veronesi con l’indimentic­abile Scuderia Biancaneve, i pullman che da Piazzale Cadorna partivano nel doposcuola alla volta delle piste di San Giorgio e Branchetto: «Negli anni ’70 lo sci club ne comprò uno di marchio tedesco da 50 posti; fu acquistato con una colletta degli iscritti, e partiva tutti i pomeriggi, dal martedì al venerdì, da Piazza Vittorio Veneto» ricorda Michele. Primo di tre fratelli, Michele nasce a Verona nel 1960: «La montagna è un cardine nella storia della nostra famiglia: mio nonno falegname, costruiva sci di legno; nato a Bosco, mio padre gestiva un rifugio sul Monte Tomba. Fondista iscritto al Gao, il Gruppo Alpino Operaio nato negli anni Venti, era così forte che gli chiesero di non partecipar­e alle gare sociali. Pensi che lui e suoi amici negli anni Cinquanta facevano il Giro dei Quattro Passi (conosciuto oggi come Sellaronda) con gli sci da fondo».

Pioniere, all’alba degli anni Sessanta papà Renato ha l’intuizione di portare i ragazzini delle scuole di Verona a sciare al Branchetto; d’estate organizza le settimane allo Stelvio. Si avvale di un gruppo di istruttori, tutti volontari: «Volle che io e mio fratello Nicola ottenessim­o il patentino di maestri di sci. Negli anni Sessanta e Settanta lo Sci Club Veronesi era il riferiment­o per la città. Per tre anni dal 1979 al 1981 feci il maestro di sci allo Stelvio». Sono gli anni in cui San Giorgio nei fine settimana è meta di pellegrina­ggio non solo da Verona, ma anche da Mantova e Modena: «Partecipav­amo alle gare e ci dovevamo allenare tra i pali; così per non stare ore in coda agli impianti, salivamo a piedi con gli sci in spalla. Almeno fino a quando mio padre non creò una manovia per la risalita» racconta divertito Michele. Il liceo al Fracastoro, la laurea in giurisprud­enza a Bologna: «Presentai una tesi sul rapporto di lavoro del maestro di sci, col professor Montuschi che veniva a sciare con noi a Andalo». Gare e lezioni sugli sci e ma anche rugby: «Giocavo nel Valpolicel­la e mi allenavo alla sera. Lo sci è uno sport individual­e, ma nella crescita di un ragazzo è importante la disciplina e il valore del gruppo dello sport di squadra. Il rugby è uno sport violento ma leale, che si fonda su un principio quale il rispetto tra avversari» sottolinea.

La crisi di San Giorgio inizia alla fine degli anni Ottanta: «Fu un periodo in cui nevicò pochissimo. Da Mantova e Modena risalivano l’Autobrenne­ro attratti dal circuito Superski Dolomiti. Nel decennio successivo assistemmo a un rilancio con un forte impulso all’attività agonistica, tra cui anche gare giovanili internazio­nali. Durò però poco, la società Nuova Lessinia, della quale faceva anche parte mio padre, fallì e San Giorgio cessò di vivere. Un peccato, perché la pista della seggiovia Castel Gaibana è bellissima ed è omologata dalla Fis per il suo contenuto tecnico».

Sposato con Rita dal 1988 e padre di Monica e Nicola, Michele è un vecchio leone che ancora ruggisce divorandos­i un palo dopo l’altro sulle piste. Dal 1985 partecipa ai campionati italiani avvocati, ne ha vinti più di una decina, ed è tuttora campione in carica. Nel 2015 l’alloro più prestigios­o, il titolo mondiale conquistat­o a Plan De Corones: «Una volta mi trovai come apripista Giorgio Rocca, ragazzo simpaticis­simo, in quanto sua moglie è avvocato. In Alto Adige gareggiava con noi Karen Putzer, avvocato pure lei. Finché il fisico regge, vado avanti. Quello che conta è divertirsi. È uno sport a contatto con la natura; ai ragazzi insegna a cavarsela da soli e superare con gli sci ai piedi gli ostacoli. È una palestra di vita».

 ??  ?? La legge e la montagna Michele Massella è avvocato e continua a coltivare la sua passione per lo sci e la montagna
«Tipi veronesi» è una proposta domenicale del Corriere di Verona che intende raccontare, attraverso la storia di personaggi più o meno famosi, l’evolversi della nostra città. Uno sguardo al passato rivolto al futuro affidato alla penna del nostro collaborat­ore Lorenzo Fabiano. Per eventuali segnalazio­ni scrivere a corrieredi­verona@corriereve­neto.it o lorenzo.fabiano@me.com
La legge e la montagna Michele Massella è avvocato e continua a coltivare la sua passione per lo sci e la montagna «Tipi veronesi» è una proposta domenicale del Corriere di Verona che intende raccontare, attraverso la storia di personaggi più o meno famosi, l’evolversi della nostra città. Uno sguardo al passato rivolto al futuro affidato alla penna del nostro collaborat­ore Lorenzo Fabiano. Per eventuali segnalazio­ni scrivere a corrieredi­verona@corriereve­neto.it o lorenzo.fabiano@me.com

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