Virus, chiudono i primi ristoranti cinesi
L’effetto psicosi non si ferma. A Borgo Roma e Bussolengo due locali in ferie forzate
C’è chi ha chiuso per rinnovo locali, senza che partissero i lavori. Chi ha appeso un cartello a pennarello «Chiuso per ferie», senza indicare una data di riapertura. È l’effetto Coronavirus nei ristoranti cinesi. A inizio settimana, la comunità cinese di Verona aveva denunciato il fenomeno a Confcommercio: la situazione è talmente scappata di mano che gli esercizi lamentano un calo della clientela dell’80%, con tre ristoranti che hanno già chiusi i battenti.
C’è chi ha chiuso per rinnovo locali, senza che – almeno al momento – partissero i lavori. Chi ha appeso un cartello a pennarello «Chiuso per ferie», senza indicare una data di riapertura. È l’effetto Coronavirus, l’agente che sta causando l’epidemia nella regione dell’Hubei, nei ristoranti cinesi.
A inizio settimana, la comunità cinese di Verona aveva denunciato il fenomeno a Confcommercio: la situazione è talmente scappata di mano che gli esercizi lamentano un calo della clientela dell’80%, con tre ristoranti che hanno già chiusi i battenti. I nomi dei tre esercizi non sono mai stati fatti ufficialmente, una scelta – spiega l’associazione – per tutelare la privacy degli incolpevoli ristoratori. I quali, in effetti, sono stati travolti da qualcosa che non potevano assolutamente prevedere. C’è però da fare una precisazione: anche se l’effetto psicosi è reale ad avere il maggior contraccolpo sono stati i ristoranti più tradizionali con una clientela costituita, principalmente, da turisti cinesi. Tra quelli che risultano chiusi ormai da settimane, infatti, c’è il Mei Shi Lin, uno dei più grandi di Verona, in via Pasteur. Sulla cancellata che dà sul parcheggio è apparso un cartello che recita «Chiuso per ferie», ma senza indicare il periodo. In realtà, a mancare sono proprio i clienti, costituiti perlopiù dalle grandi comitive di turisti cinesi in visita a Verona. Il Mei Shi Lin era, per loro, una tappa obbligata, conosciuta da tutte le agenzie di viaggio che, dal Paese asiatico, operano in Veneto, soprattutto per la vicinanza agli hotel del quartiere fieristico e dell’hinterland, molto frequentati dagli stessi turisti. Turisti che, com’è noto, non arrivano più da una ventina di giorni, dopo il blocco dei voli dalla Cina.
Una sorte simile è toccata al ristorante Lao Di Fang, a Bussolengo. Aveva chiuso ai primi di gennaio, attorno al capodanno cinese (tradizionale periodo di vacanza per molti esercenti) e non ha più riaperto. Anche in questo caso, la clientela era soprattutto cinese, anche se era frequentato da lavoratori del posto a pranzo. Non che la paura non incida: anche i ristoranti che lavorano maggiormente con gli italiani ne stanno risentendo. Ne sa qualcosa la proprietaria di un esercizio a due passi da piazza Erbe che, la scorsa domenica, nonostante il giorno festivo, non ha fatto nemmeno un coperto. Non era mai successo. Del resto, anche gli altri negozi gestiti da cinesi, lamentano una flessione: -25% i market generalisti e -20% i bar. Ma non è tutto. L’associazione dei residenti cinesi a Verona ha segnalato, a Confcommercio, anche episodi di intolleranza vera e propria. Due le testimonianze raccolte dal portavoce Simone Hu. Quella di un cinese a cui è stato rifiutato un passaggio su un autobus, probabilmente non di linea, da un centro commerciale di Verona Sud fino in stazione. In un altro centro commerciale, questa volta in provincia, i commessi di un negozio di elettronica si sarebbero rifiutati di servire una donna solo per evitare il contatto ravvicinato. Segnalazioni che non hanno avuto seguito in termini di denunce ma che evidenziano un clima sgradevole, per usare un eufemismo, nei confronti dei cittadini cinesi.
Crollo Soffrono non solo i ristoranti ma anche i market cinesi (-25%) e i bar (-20%)