Serpelloni va in pensione e si trasferisce in Florida
Giovanni Serpelloni, ormai ex dirigente dell’unità contro le Dipendenze dell’Usl, Scaligera andrà a lavorare negli Stati Uniti.
«Sono semplicemente andato in pensione, tutto era già stato previsto». Giovanni Serpelloni, ormai ex dirigente dell’unità contro le Dipendenze dell’Usl Scaligera, ha smesso da ieri di lavorare a Verona. Ma continuerà la sua attività di medico e di ricercatore, negli Stati Uniti, dove è già stato docente di «Drugs Policies», ossia «Politiche antidroga» al Florida College of Medicine. Una «decisione presa da tempo - assicura - che non ha nulla a che vedere con le questioni giudiziarie». La scorsa settimana, infatti, Serpelloni era stato condannato a oltre sette anni per tentata concussione (condannati, a pene più lievi, anche i suoi stretti collaboratori Maurizio Gomma e Oliviero Bosco). «Andrò avanti in appello, sono sicuro che verranno riconosciute le mie ragioni. Se ne sono dette di tutti i colori, persino che io avrei chiesto centomila euro per me. Li ho chiesti per l’Usl, in modo legittimo: non me ne veniva in tasca niente». A seguito dell’indagine, il dirigente sanitario era stato sospeso dall’Usl, quindi reintegrato dal giudice del lavoro. Ora la sospensione è scattata per gli altri due medici, mentre Serpelloni, che avrebbe dovuto andare in pensione già l’anno scorso ma aveva chiesto una proroga, ha agito di sua spontanea volontà. Resta un nodo aperto: che fine farà la proposta di test antidroga nelle scuole? L’idea, di cui si è molto parlato nelle ultime settimane, era stata proposta proprio da Serpelloni che, per questo motivo, era anche finito al centro di una serie di critiche politiche. «Il protocollo sanitario è stato messo nero su bianco - spiega ed è a disposizione. Penso che si andrà avanti, anche perché c’era una grande convergenza, nonostante poche opposizioni abbiano fatto clamore» L’ex dirigente si dice certo del suo lavoro: «La proposta è suffragata da studi, al contrario delle critiche che sono piovute - conclude . Inoltre, è frutto di un lungo lavoro in conferenza dei sindaci. E anche la stragrande maggioranza delle scuole, 28 su 34, era pronta a partire. Ora osserverò la questione da lontano». Intanto anche Palazzo Barbieri ha spostato la riunione di commissione che doveva affrontare l’argomento a marzo. L’impressione è che nell’immediato sarà difficile che qualcuno prenda l’iniziativa.