Andrea Damante : «Da Verona al palco di Tomorrowland»
Chi frequentava la movida veronese, dieci anni fa, se lo ricorda alla consolle nei locali cittadini e sul lago di Garda con l’unico obiettivo di far ballare la gente. Poi è arrivata la popolarità del piccolo schermo e la vita privata vissuta in diretta televisiva, da cui, però, ora ha preso le distanze. Il suo nome è Andrea Damante, 30 anni il prossimo 9 marzo, oltre due milioni di follower su Instagram e nessuna etichetta, se non quella di deejay.
Quando ha pensato a questo lavoro?
«È stata un’escalation. Da piccolo, durante le vacanze estive andavo in Sicilia e mio padre organizzava sempre una festa a ferragosto. Quando avevo 12 anni, prese casse e consolle e io mi misi accanto a lui a vedere come si usava. Lui è ingegnere, ma si divertiva a fare il disc jockey. L’anno dopo decisi di portare la consolle a Verona: iniziai a suonare a casa con gli amici, le feste man mano diventarono sempre più grandi, fino a diciottesimi e matrimoni. L’anno in cui il proprietario del Re Teodorico mi chiamò per fare una sera fissa a settimana fu grandioso. Divenni dj resident di alcune discoteche della zona e iniziarono a chiamarmi dal resto d’Italia».
E la svolta televisiva?
«Nel 2015 partecipai a Temptation Island, a cui seguì
Uomini e Donne, il Grande Fratello e via dicendo... La televisione è stata per me una lente d’ingrandimento, ma non voglio essere identificato col personaggio, io voglio concentrarmi sulla mia strada, la musica edm (electronic dance music)».
Quali sono le tappe più importanti della sua carriera?
«Il primo traguardo significativo coincide col brano Follow
my pamp, uscito nell’estate del 2017 e diventato disco d’oro. Nel 2018 ho prodotto Rub it, mentre a luglio dell’anno scorso è uscito Think About con Malu Trevejo e Yung Miami. Quest’anno ne usciranno altri quattro».
Il meglio, infatti, sta per accadere...
«Il 2020 sarà l’anno della coproduzione con Benny Benassi, il mio idolo da quando sono piccolo. Inoltre sono stato invitato a Boom (in Belgio) il 17 luglio, in occasione del primo giorno di “Tomorrowland”: è il miglior festival internazionale in ambito edm, difficile paragonarlo ad altri. È un grande risultato per il lavoro che io e il mio team abbiamo fatto negli ultimi 5 anni: questo riconoscimento è arrivato dopo che Dimitri Vegas e Like Mike e la loro etichetta hanno ascoltato e apprezzato un mio pezzo, in uscita tra qualche mese».
È un cerchio che si chiude?
«Mi piace considerarlo non come un punto d’arrivo, ma come punto di partenza verso un’attività internazionale. Il mio sogno, infatti, sarebbe quello di lavorare in tutto il mondo e per realizzarlo sto cercando di imparare sempre di più e soprattutto di focalizzarmi sullo sviluppo della mia identità musicale, per poter produrre dischi di alto livello che mi rispecchino».