Chievo-Livorno, sfida nel deserto «Il tris ci serve»
Partita a porte chiuse, i gialloblù sono a caccia della terza vittoria di fila
A porte chiuse c’è meno privacy. «Senti tutto... Dovremo comunicare anche con gli sguardi. Messaggi in codice? Ma no, dai…». Il Chievo di Marcolini, settimo e in salute, si appresta e si prepara al suo sabato surreale.
Il coronavirus toglie dal match con il Livorno la cornice. Niente pubblico, Bentegodi vuoto, il rimbombo del pallone e di quelle urla che di solito sono la colonna sonora nascosta delle partite. È il 26esimo turno di B, è la grande occasione d’infilare la striscia stagionale più lunga — mai oltre le due vittorie di fila, il club della Diga — e il contesto va pesato bene. «Giocare in uno stadio vuoto non è così facile», avverte Marcolini accodandosi a quel che raccontava, due giorni fa, il dt Sergio Pellissier. Non è facile perché il rischio sta nel «prenderla più come un’amichevole che come un match importante», così Pellissier, e questo col Livorno un match importante lo è davvero. «Una grande occasione — segue in scia Marcolini — perché battendo Salernitana e Pordenone abbiamo finalmente dato un po’ di continuità ai risultati e ora possiamo rilanciarci in maniera completa». Ventidue giocatori in campo e fin lì tutto normale. Poi le condizioni fuori dall’ordinario, stabilite dalla Figc seguendo gli ordini ministeriali: spalti sgombri, i fotografi in tribuna stampa, raccattapalle di età non inferiore ai 16 anni (di solito non ci sono limiti anagrafici), nessuna conferenza stampa alla fine
della partita.
Già, la partita. Se il Livorno ci arriva da ultimo, una stagione pressoché compromessa ma tanto orgoglio cui aggrapparsi («Sono bravissimi a
ribaltare l’azione», rimarca Marcolini) il Chievo sembra aver trovato un suo equilibrio.
Sia nel pressing e nell’attacco, visto che subisce meno gol (in rialzo Semper e Leverbe) e qualcuno in più lo fa. Sia negli uomini. A tal proposito, va detto che nell’attimo più precario, quando cioè doveva superare Salernitana e Pordenone per tenersi stretta la panchina, Marcolini si è affidato in parte ai veterani. Preferendo Frey a Dickmann in fascia destra. E sacrificando Vignato per sistemare Giaccherini dietro le punte, dove l’ex di Juve e Nazionale può dedicarsi a ispirare senza spendere troppe energie in ripiegamento.
Scelte ripagate. Scelte che col
Livorno, salvo sorprese, saranno nuovamente le linee del canovaccio.
«Frey? Era in crescita anche sul piano fisico e, sebbene non abbia il dinamismo di Dickmann, può dare grande serenità nella costruzione — risponde Marcolini — e Giaccherini è giocatore di altra categoria». I convocati. Di Noia ancora fuori ma sarà pronto per la trasferta di Ascoli, Ongenda rimane out causa problema muscolare e agli indisponibili si aggiunge il centravanti Ceter. Tutti gli altri stanno bene, Obi compreso. E il rientro di Cesar in difesa irrobustisce la scacchiera. In panchina anche Zuelli, capitano della Primavera. «Verticalità, gestione palla e personalità», queste le sue virtù secondo Marcolini.
Il tecnico si affida ancora ai veterani: Frey confermato in difesa insieme el rientrante Cesar, Giaccherini al posto di Vignato dietro alle punte