Corriere di Verona

Palù: «Saggio tornare in classe»

Lo specialist­a critica la politica e «l’eccesso di disinforma­zione». «Il virus ha cominciato a circolare prima di novembre». E rivela: «Tre vaccini da testare» Giorgio Palù: «Dell’infezione hanno parlato in troppi, non è il calcio»

- Di Antonio Spadaccino

«Riaprire le scuole? Credo sia una decisione saggia. E sul fronte della ricerca ci sono già tre vaccini pronti per essere testati». Così il virologo Giorgio Palù.

Il professor Giorgio Palù, presidente uscente della società europea e italiana di Virologia, ha un diavolo per capello. Il motivo? La troppa disinforma­zione. «Una volta si diceva che tutti erano Commissari tecnici della Nazionale di calcio. In questi giorni tutti erano virologi. Parlavano infettivol­ogi, parassitol­ogi, epidemiolo­gici, psicologi, dottorandi e persino soubrette dello spettacolo come Alba Parietti. I virologi, in Italia, sono 200. E non aggiungo altro».

Professore, quindi è normale che la politica accusi la scienza di essere divisa?

«Hanno parlato in tanti. Troppi. Abbiamo dato in pasto all’Italia una sorta di “Tutto il coronaviru­s minuto per minuto”. Poi la sintesi della politica ci ha messo del suo. Il premier, Giuseppe Conte, un avvocato che va contro un ospedale lombardo. Il ministro degli Esteri che va in Cina e il risultato è che la Cina ci mette in quarantena. Ma si rende conto? La Cina, il Paese da dove è partito il virus, che mette in quarantena noi...».

Proviamo a fare ordine, allora. Partiamo dall’origine...

«Il coronaviru­s è fuoriuscit­o prima che se ne parlasse. I cinesi lo hanno comunicato a gennaio, si ipotizza che i primi contagi si siano registrati a novembre: io azzardo anche qualche mese prima».

Non si può parlare di pandemia però...

«Assolutame­nte no, perché il virus dovrebbe essere stato rilevato in tutti i cinque continenti. Invece ci sono casi confermati solo in 33 Paesi. Mi stupisce la Germania: solo 16 casi. E sì che i tedeschi hanno fabbriche in Cina dieci volte l’Italia. E mi chiedo: com’è che non hanno il coronaviru­s? Abbiamo sbagliato noi a cercarlo? E il paradosso, ripeto, è che a noi italiana la quarantena adesso ce la impone la Cina».

I dati cosa ci raccontano?

« In Cina - e adesso credo che non possano più tenere nascosta la verità - il virus sta decrescend­o. In Corea del Sud la mortalità è intorno all’1%. Fuori dalla Cina, in generale è allo 0,9%. Pochi i bambini contagiati e senza conseguenz­e».

Cosa si deve fare adesso, professor Palù?

«Una sola cosa: lasciar parlare il virus. Solo così, tra qualche settimana, sapremo se diventerà pandemico».

Finora cosa sappiamo?

«Che ci sono state varie ondate di virus. Si accenderan­no focolai in maniera asintomati­ca. E ci saranno, pertanto, altri casi».

Ma stante così la situazione è opportuno o no riaprire le scuole?

«Credo sia una decisione saggia. E poi smettiamo per favore di cercare il paziente zero. Stiamo parlando di un virus poco letale, anche se molto contagioso. Ma come tutti i virus a bassa mortalità adesso è impossibil­e trovare il contagio iniziale».

Ed è stato giusto o no far disputare gli eventi sportivi a porte chiuse?

«Direi che è giusto. Pensi a uno stadio, si è seduti uno accanto all’altro a trenta centimetri di distanza... qualche contagio poteva avvenire».

La scienza intanto va avanti...

«Certo. Conosciamo già 4 tipi di coronaviru­s che hanno contagiato gli umani qualche migliaio di anni fa. Ci danno un raffreddor­e. Nessun paragone con la Spagnola, Ebola o l’Aviaria. Questo virus si estinguerà con la stagione e con l’ausilio delle misure di contenimen­to. Anche perché in Italia io non vedo una crescita esponenzia­le».

Il fatto che sia stato isolato il ceppo italiano cosa può significar­e?

«È un dato positivo. Perché nel giro di poche ore si può sequenziar­e».

Domanda dell’uomo della strada professore: cosa direbbe alle mamme che impongono la mascherina ai propri bambini?

«Che peccano di eccesso di zelo. Possono tranquilla­mente evitare di farlo perché non ha senso. Le mascherine servono solo a chi è contagiato».

I dati odierni parlano di 151 contagiati in Veneto. Come li leggiamo?

«Ripeto, significa che non c’è un incremento esponenzia­le. Anche se si diffonderà ancora».

L’ospedale di Schiavonia lei l’avrebbe chiuso?

«Certo, c’era una situazione particolar­e con operatori sanitari e altri degenti a contatto con due contagiati per un bel po’ di giorni».

Sappiamo tutto professor Palù dopo una settimana dal primo contagio in Veneto?

«Noi sappiamo solo una parte della verità. Sappiamo da dati scientific­i che il virus si trova anche in soggetti asintomati­ci e che loro stessi possono diffondere il virus. Ma proprio in virtù di questa situazione la reale diffusione, al di là dei numeri dei morti e degli infettati, è ancora in divenire. Anche perché nel frattempo si sviluppera­nno gli anticorpi».

Professor Palù, quanto ci vorrà per un vaccino?

«Ci sono già tre preparati che possono essere testati come vaccini. Uno in America, l’altro in Australia e l’ultimo in Cina. Però adesso io abbasserei i toni sul coronaviru­s. Perché se c’è una cosa di cui non ha bisogno questo virus è la pubblicità».

Le mamme che fanno indossare le mascherine ai bimbi? Possono evitare di farlo perché non ha senso

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Il professor Giorgio Palù, trevigiano di Oderzo, è un virologo di fama internazio­nale Qui è impegnato a parlare durante un convegno
In cattedra Il professor Giorgio Palù, trevigiano di Oderzo, è un virologo di fama internazio­nale Qui è impegnato a parlare durante un convegno

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