Corriere di Verona

A Vo’ esplode la protesta «Ridateci la libertà»

Il sindaco: «Ma siamo piccoli e non ci ascolta nessuno»

- Di Roberta Polese

Stanchi, esasperati, e ora che hanno saputo che da lunedì (anche se manca ancora l’ufficialit­à) la vita «oltrecorti­na» potrebbe tornare alla normalità comincia a farsi strada un bel po’ di rabbia. I residenti di Vo’ Euganeo non ne possono più di stare chiusi nel loro paesello e ieri mattina hanno inscenato un «flash mob»: si sono messi a favore di telecamere con striscioni con scritto «Zaia vieni a Vo’» e «Ridateci la nostra libertà». La pazienza sta arrivando agli sgoccioli. Dopo il contagio di Adriano Trevisan, deceduto il 21 febbraio scorso, l’intero paese è stato messo in quarantena, tutti hanno fatto il tampone, poi sono arrivati i militari e hanno chiuso le strade.

Fino al 9 marzo nessuno entra nessuno esce. Ma la gente non ci sta più. «Abbiamo fatto le analisi e stiamo bene, le nostre attività sono chiuse da giorni, a 200 metri la gente che abita oltre il confine può fare la propria vita mentre noi, duecento metri più in qua, non possiamo far nulla? La situazione è surreale – dice Cinzia dell’agriturism­o Bacco e Arianna – ormai è ovvio che questo virus non si circoscriv­e con i militari, vogliamo essere liberati».

Il sindaco Giuliano Martini è il più arrabbiato di tutti, risponde al telefono mentre con la mascherina davanti alla bocca lavora nella sua farmacia, ad aiutarlo un solo collaborat­ore: «Siamo stremati, io e mia moglie abbiamo due farmacie in paese, i dipendenti vengono da fuori o sono in quarantena, ditemi voi come possiamo andare avanti così - chiede –? Il problema è che siamo piccoli e non mi ascolta nessuno, ma io non posso andare avanti così, se continuo con questi ritmi mi ammalo, quindi sa cosa faccio? Chiudo le farmacie e vediamo che cosa succede, non lo posso fare, ma lo farei solo per vedere le reazioni, queste misure adesso sono assurde».

«Dicevano che avrebbero posticipat­o le bollette e invece si sono presi dal conto corrente 1.000 euro di bolletta della luce per la discoteca che gestisco a Vo’ – spiega Johnny Medè, titolare della discoteca Black Panther, nel paese blindato – conoscevo il povero Adriano e mi dispiace per lui, ma tutti potremmo aver portato il virus in altri paesi prima di quella data, io per esempio abito a Bastia, avessero chiuso tutto il monte ci saremmo ritrovati tra amici».

«Avevo chiesto di portare il furgone con il vino al confine, dove ci sono i militari, poi il cliente se lo sarebbe venuto a prendere e mi avrebbe pagato con un bonifico – dice il gestore di un’azienda agricola e invece non si può. Neanche in guerra era così».

Mentre la rabbia dei residenti ribolle, almeno una buona notizia c’è: lunedì 2 marzo le poste di Vo’ riaprono per consegnare le pensioni, con le dovute precauzion­i per evitare assembrame­nti: i cognomi dalla A alla D possono andare a prendere l’assegno lunedì, martedì tocca a quelli dalla E alla N, e infine mercoledì dalla O alla Z.

Al momento l’unica che appare

tranquilla è Chiara Carolaro, giovane beauty coach, responsabi­le di alcuni centri di bellezza che al momento non può gestire di persona ma che sta avendo grande successo su instagram dove sta raccontand­o la sua vita da reclusa in paese: «Queste sono le prescrizio­ni che abbiamo e queste dobbiamo rispettare, serve pazienza».

Una pazienza che in paese non ha più nessuno. Intanto sul fronte scientific­o c’è ancora molto da sapere in merito a questa epidemia. Le cartelle cliniche di Adriano Trevisan, l’uomo deceduto per primo a causa del virus, sono giunte in procura a Padova. Il pm Benedetto Roberti, che ha aperto un fascicolo, le ha spedite all’ospedale Luigi Sacco di Milano, dove il virologo Giuliano Rizzardini valuterà l’operato dei medici di Schiavonia.

Medé Bollette posticipat­e? Si sono presi dal conto corrente 1.000 euro di bolletta della luce della mia discoteca

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Alcuni residenti di Vo’ Euganeo vicino ai varchi che delimitano gli accessi al paese del Padovano, unica «zona rossa» del Veneto a causa della morte di Adriano Trevisan, 78 anni, prima vittima italiana del coronaviru­s e abitante appunto di Vo’ Euganeo
Ai varchi Alcuni residenti di Vo’ Euganeo vicino ai varchi che delimitano gli accessi al paese del Padovano, unica «zona rossa» del Veneto a causa della morte di Adriano Trevisan, 78 anni, prima vittima italiana del coronaviru­s e abitante appunto di Vo’ Euganeo

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