Musulmani in preghiera i vigili chiudono la moschea
Marghera, imam denunciato: «Nessuno mi aveva avvertito»
Novanta persone chiuse all’interno, almeno altrettante accalcate subito fuori. Per così tanti, in così poco spazio, non c’è mascherina che tenga: il rischio è troppo elevato, lo sgombero inevitabile.
Ieri, in tarda mattinata, la polizia locale veneziana ha dovuto disperdere quasi duecento persone per limitare ogni possibilità di contagio da Covid-19. Non si trattava però di un incontro qualsiasi, ma della funzione religiosa settimanale della comunità musulmana di Altobello, quartiere nel cuore di Mestre dove insiste anche un buon numero di cittadini stranieri e italiani di seconda generazione. La segnalazione è arrivata da qualche residente della zona, che si è preoccupato vedendo il capannello di persone che si radunava all’angolo di piazzale Madonna Pellegrina, un’ampia area verde del quartiere circondata dal sagrato parrocchiale, dai giochi per bambini e, in un piccolo locale porticato, dal centro culturale islamico utilizzato come moschea dai fedeli del rione; i residenti di Altobello sono abituati alle preghiere dell’imam, ma qualcuno deve essersi spaventato sapendo che gli assembramenti numerosi sono impediti in tutto il territorio da una settimana. Nel Veneziano, d’altronde, gli allarmisti non mancano: sempre ieri i vigili sono stati costretti a staccare cartelli appesi in strada che denunciavano la presenza di un ipotetico contagiato a un determinato numero civico, e i falsi allarmi si sprecano da giorni. In un clima simile, non stupisce che la chiamata alla centrale sia scattata non appena è iniziata la preghiera. «Anche le messe del mercoledì delle Ceneri sono state celebrate a porte chiuse - ricorda il commissario capo Stefano Gianolla, che ieri ha guidato la pattuglia intervenuta per lo sgombero - Il divieto di assembramento, insomma, vale per tutti». I responsabili della comunità musulmana, però, si schermiscono sostenendo che nessuna comunicazione è mai arrivata al loro indirizzo: «Non abbiamo ricevuto nessun avviso, nessuna lettera ribadisce Hannan Holader, portavoce dei fedeli - Per questo a mezzogiorno, come ogni venerdì, abbiamo chiamato tutti in preghiera». Tempo un quarto d’ora e la funzione è stata interrotta dalle divise bianche e blu. «È bastato ripetere “coronavirus” e sventolare una mascherina, identica a quella che molti indossavano già sul volto, e tutti hanno capito in un lampo, disperdendosi. Non ci sono state proteste di alcun tipo, ma abbiamo dovuto denunciare l’imam per inottemperanza degli ordini dell’autorità. Per lui sarà il giudice penale a stabilire una sanzione», spiega Gianolla. Nessuno si è lamentato, ma in tanti si sono preoccupati di come fare: «Ci hanno spiegato che per il momento non possiamo riaprire le porte del centro, ma di telefonare di nuovo domenica per sapere se dalla prossima settimana tornerà tutto regolare». Se il divieto di riunione ieri ha colpito i musulmani, domani toccherà di nuovo ai cattolici: la prima domenica di Quaresima, a Venezia, sarà un’altra messa a porte chiuse, come ha comunicato ieri il Patriarcato; il vescovo Francesco Moraglia officerà dalla basilica della Madonna della Salute, ma per seguire la celebrazione bisognerà collegarsi ai portali diocesani o alle dirette delle tivù locali. C’è anche chi ha approfittato della pausa forzata per un nuovo esempio di dialogo, proprio tra cristiani e musulmani: oggi, all’ingresso del quartiere popolare Cita di Marghera, il parroco don Nandino Capovilla e l’imam della comunità islamica di Marghera pianteranno assieme un giovane ulivo - albero della pace per i cattolici, ma anche pianta citata nel Corano come «dono della natura, che non porta malattie» pregando per la salute di tutti.
Il vigile ai fedeli
Anche le messe si celebrano a porte chiuse