Corriere di Verona

Il direttore di Veronafier­e Mantovani e la scelta che riceve già segnali positivi da Asia e Usa

- Lillo Aldegheri

Giovanni Mantovani fame».

Lei ha rapporti quotidiani che vanno ben al di là dei confini italiani: come ci vedono, in questi giorni, i suoi interlocut­ori esteri?

«Colgo preoccupaz­ione ma anche molta empatia. Proprio attorno al Vinitaly mi paiono importanti, ad esempio, i segnali che in queste ore ci stanno arrivando dagli Stati Uniti: i protagonis­ti americani di OperaWine, l’evento di livello mondiale che accompagna la rassegna fieristica, stanno già prenotando alberghi e ristoranti in città, per i giorni attorno al 18 aprile».

Restando all’estero, come si stanno muovendo fuori dall’Italia?

«Vedo che Ginevra ha annullato il suo Salone dell’Auto che, peraltro, era in una data molto più ravvicinat­a, dal 5 al 15 marzo. Ognuno fa le sue scelte. Ma teniamo presente che il Vinitaly si terrà nella terza decade di aprile, e che avremo a disposizio­ne tutto il mese di marzo per attrezzare al meglio il quartiere fieristico, per offrire una ospitalità se possibile ancora migliore di quella degli anni scorsi, anche sotto il profilo dell’assoluta sicurezza sanitaria di tutte le nostre strutture».

Un messaggio di ottimismo?

«Sì, ma anche di razionalit­à. Stiamo tutti attraversa­ndo giorni non facili. Ma è giusto dare segnali di riavvio, mostrare la capacità di andare avanti. E sarebbe bellissimo se uno di questi segnali arrivasse proprio attraverso il vino, uno dei prodotti-simbolo del nostro Paese».

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