Case fantasma Imprenditori condannati
Sconteranno 3 anni e 9 mesi di reclusione a testa. Risarcito il fallimento, costituito parte civile
Due condanne dopo la mancata realizzazione delle case «fantasma» nella frazione i cui residenti, più volte, hanno denunciato lo stato di «abbandono». È il Basson, in terza circoscrizione.
Due condanne dopo la mancata realizzazione delle case «fantasma» nella frazione i cui residenti, più volte, hanno denunciato lo stato di «abbandono». È il Basson, in terza circoscrizione, area residenziale di circa duemila abitanti (adiacente alla quasi omonima zona industriale della Bassona): una frazione che negli ultimi anni ha fatto notizia, oltre che per l’inarrestabile emorragia di attività commerciali e di pubblici servizi (di recente ha lasciato l’unico medico di base), anche per l’avvio di un cantiere «fantasma».
Case, per l’esattezza 24 alloggi, per la cui realizzazione ci sono acquirenti che hanno versato anticipi senza vedere tuttavia ultimati né gli immobili né gli allacciamenti.Un’ulteriore ferita, per il Basson che si sente «dimenticato». Una cicatrice aperta dal 2015 e che è sfociata, adesso, nella sentenza del Tribunale collegiale che ha inferto 3 anni e 9 mesi di reclusione ai due amministratori della società cooperativa edilizia «La Corte di Gloria». Quest’ultima, che avrebbe dovuto portare a termine il progetto, è stata dichiarata fallita il 20 aprile del 2016 e il collegio scaligero, presieduto dal giudice Laura
Donati, ha dichiarato penalmente responsabili i due amministratori veronesi Samuele Turra e Renzo Marcolini in quanto «prima della procedura fallimentare, allo scopo di favorire a danno dei creditori taluno di essi» avrebbero effettuato,secondo l’accusa, alcuni pagamenti (per l’esattezza 5, per somme comprese tra 374 euro e 31 mila euro). Inoltre, stando al capo d’imputazione, avrebbero «distratto beni della società a mezzo assegno e bonifico» (rispettivamente per 35mila e 4.500 euro). A fronte di ciò, il Tribunale ha riconosciuto alla parte civile - ovvero Corte di Gloria scarl nella persona del curatore fallimentare -, tutelata dal legale Chiara Palumbo, un risarcimento in via provvisionale pari a 39 mila 500 euro. Infine, con il loro dispositivo, i giudici hanno stabilito la conversione del sequestro preventivo in conservativo. Per conoscere le motivazioni del verdetto bisognerà attenderne il deposito da parte dei magistrati entro tre mesi, dopodiché da parte della difesa (avvocato Nicola Avanzi) si potrà procedere con il ricorso in appello. E chissà, a questo punto, quale potrà essere il destino di quel vasto cantiere mai portato a termine e di quelle 24 abitazioni su una superficie complessiva di circa 8mila metri cubi non ancora ultimate. Anche perché, nel complesso di edilizia economico-popolare, mancano servizi e beni primari come quello idrico. Nel 2015, infatti, era stata la stessa Acque Veronesi a comunicare di trovarsi nell’«impossibilità» di fornire l’acqua necessaria al sostentamento del complesso residenziale, nel caso in cui fosse stato completato. Non era possibile, aveva all’epoca fatto sapere l’Azienda, garantire la fornitura di acqua potabile al nuovo insediamento: la rete della zona, infatti, era già in forte sofferenza e le nuove utenze, conseguenti al Peep, avrebbero impedito di assicurare il servizio minimo alle utenze già presenti a valle lungo la condotta. Con buona pace, si fa per dire, di quanti avevano già versato una caparra per andare ad abitare in quelle case «fantasma».