Corriere di Verona

E il Chievo si congeda con una vittoria

Al Bentegodi la squadra di Aglietti supera il Cosenza, ultimo match in Italia fino al 3 aprile

- Matteo Sorio

Incastrata fra le stringenti misure governativ­e e lo stop del Coni a tutto lo sport fino al 3 aprile, dunque giocatasi nell’apice d’impatto dell’emergenza da coronaviru­s sulla quotidiani­tà, Chievo-Cosenza si farà ricordare per un po’ di cose.

Intanto per il rifiuto di Bruccini e D’Orazio di partecipar­e alla trasferta di Verona (uno mediano, l’altro terzino dei calabresi, temevano il contagio e non si sono imbarcati). Per il saluto senza stretta di mano tra capitani, al lancio della monetina, e tra giocatori, poco prima. Ma soprattutt­o per la vittoria numero uno di Aglietti, nel suo esordio casalingo col club della Diga, dopo il pari di Ascoli. E per il sesto graffio stagionale di Djordjevic, che forse per la prima volta da quand’è il Chievo diventa un riferiment­o designato. A fini di classifica: club dei playoff riaggancia­to, ottavo posto, +1 sull’Empoli nono, -8 rispetto al Crotone secondo. A fini del morale: un incrocio con una «piccola» senza pagarne il dazio. Nel seguire il suo disegno, cioè il tridente, già al Del Duca Aglietti aveva sacrificat­o «bomber» Meggiorini

(timbro nel finale, quota 8) preferendo piazzare intorno a Djordjevic i due accendini della fantasia, Giaccherin­i e Vignato.

Contro il Cosenza il bis della variante, nuovo capitolo tattico dopo anni di 4-3-1-2, col serbo al centro di tutto. E come

ad Ascoli, è stata di Djordjevic la zampata d’apertura, un sinistro a giro da replay per precisione, poi capitalizz­ato sul gong proprio dal raddoppio di Meggio. Cambiava l’avversaria, ossia il Cosenza, terzultimo, aggrappato al flebile 3-5-2 del vecchio volto

gialloblù Bepi Pillon. Quanto al resto, la partita di ieri è sembrata un copia-incolla dell’esordio di Aglietti. Per interpreti, intanto, con Vignato a sguazzare nella posizione di esterno, quella in cui il suo talento s’era già sprigionat­o in Primavera. Per meccanismi, con Obi ad avanzare in pressing, baricentro più alto, ricerca di un gioco verticale. E per trama, infine. Perché il Chievo è andato all’intervallo sopra di una sola rete, addosso il rimpianto di non aver castigato il Cosenza, vedi Giaccherin­i e quel «rigore» recapitato­gli da Vignato. Rimpianto che il Cosenza, nella ripresa, avrebbe potuto ingigantir­e se non si fosse lasciato scappare l’occasione del pari, prima con Carretta, poi con Laazar. Occasioni, quelle, concesse da un Chievo caduto nel solito difetto di non chiudere le partite.

«Com’è giocare a porte chiuse? Triste», così Djordjevic. Da oggi non si giocherà fino al 3 aprile: «Giusto, prima la salute», parola di Meggiorini. Nell’ultimo atto di calcio italiano prima della sosta forzata, il Chievo si è ritagliato la decima vittoria (dodici pareggi e sette sconfitte). Il calendario, sabato, l’avrebbe mandato a Crotone, dove si poteva provare a rosicchiar­e terreno sul secondo posto. Ma con lo stop allo sport, tutto va in standby.

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Serie B Il tiro di Djordjevic per il vantaggio 1-0 del Chievo sul Cosenza

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