Meggio, il gol più triste: «Ora fermarsi è giusto»
«Sono qui, in casa, come tutti…». Ha segnato l’ultimo gol su un campo di calcio professionistico italiano, da qui al 3 aprile. Quello del 2-0 sul Cosenza che ha riportato il Chievo nei playoff di B. Anni 34, punta veronese della Bassa, clivense dal 2014 e bomber con 8 graffi, Riccardo Meggiorini torna col pensiero al match di lunedì sera e prova a spingersi un po’ più in là.
Era giusto fermarsi, Meggiorini?
«Serve un altro clima, è tutto brutto. Magari tra un mese la situazione migliorerà. Giocare a calcio? Non aveva più senso».
Chievo-Cosenza si è giocata nell’apice dell’emergenza: eravate preoccupati?
«Nei giorni precedenti parlavamo solo del coronavirus. Di solito pensi solo alla partita, l’atmosfera era stravolta. Agli allenamenti eri sempre lì col pensiero. E alla vigilia abbiamo saputo dei due giocatori del Cosenza che si sono rifiutati di venire a Verona…».
Una scelta che comprende, quella di Bruccini e D’Orazio?
«Assolutamente, scelta comprensibile. Uno magari ha figli o la moglie incinta. Avere un po’ di paura è umano».
Il veronese Damiano Tommasi, presidente dell’Aic, l’aveva detto già prima del weekend: fermiamo tutto…
«E aveva ragione. Si è preoccupato per i giocatori e gli staff. La regola della distanza di sicurezza tra persone doveva valere anche per i calciatori: in campo si vive di contatti e la situazione era già al limite».
Come cambia ora la routine a Veronello?
«Siamo tutti in attesa di sapere come lavoreremo, forse seguiremo un programma individuale di allenamento, vediamo».
Fermarsi un mese cosa significa?
«Impegnarsi per mantenere la forma. E chi sarà stato più bravo a non staccare con la testa, alla ripresa, avrà un vantaggio. Per tutti è una situazione totalmente inedita, e molto difficile da gestire».
Meggiorini, e se il 3 aprile si riprendesse ma a porte chiuse?
«Con il Chievo ne abbiamo già giocate tre di partite così, ci eravamo quasi abituati, è brutto perché manca il succo di tutto, cioè lo stare insieme con i tifosi».
Il Chievo si ferma proprio nell’incipit della gestione di Aglietti…
«Ed è un peccato. Le indicazioni di Aglietti le abbiamo seguite da subito. Partita discreta sia ad Ascoli (1-1, ndr) che col Cosenza, anche se purtroppo abbiamo sempre sofferto sino alla fine per le occasioni non concretizzate. È il punto su cui lavorare di più: in una B così competitiva, se non chiudi le partite vai in difficoltà con tutte».
Fa notizia, col tridente, il Meggiorini che parte dalla panca: come la vive?
«Con il tridente gioca una punta, funziona così, io oppure Djordjevic. Forse Filip è più attaccante centrale di me per caratteristiche, quindi mi devo adattare io. Prima vengono i risultati della squadra».