Alle 18 calano le serrande, il primo (triste) coprifuoco
In Piazza Erbe in alcuni locali un quarto d’ora prima che scocchino le 18 il registratore di cassa già tace. E molti negozi in centro hanno scelto di chiudere.
Cinque volti, disegnati dall’illustratrice Elisa Ferrari. E una domanda. Con due risposte. «Quali emozioni si possono provare?». La gamma è quella dei pensieri bambini. Di quel giardino dove il Covid 19 può crescere come gramigna difficile da estirpare. Ma che si può evitare di far attecchire. «Si possono provare emozioni come paura, tristezza, rabbia. Sarebbe bello però continuare a provare anche emozioni come... calma, gioia».
Si dice che non esistono regole perfette, per allevare bimbi e adolescenti. Figurarsi in tempi di coronavirus. Ma un decalogo, un piccolo «protocollo» che sta in un foglio A4 e che adesso sta facendo virtualmente il giro del mondo, c’è. Lo ha messo a punto la dottoressa Daniela Raccanello, ricercatrice del dipartimento di Scienze Umane dell’università di Verona con i colleghi Giada Vicentini, Roberto Burro, Veronica Barnaba, Emmanuela Rocca ed Emilia Dal Corso. Si chiama «pronto intervento psicologico per emozioni di bambini e adolescenti», ma ha assolutamente un risvolto adulto.
Una sorta di decalogo, con parole semplici su come affrontare quelle tre emozioni negative. Quelle paura, tristezza e rabbia che non conoscono confini anagrafici. Tre schemi per esorcizzarle - cercare soluzioni ai problemi, fidarsi di sè e degli altri, capire cosa è importante - a loro volta suddivide in due possibilità: cosa fare e cosa non fare. Un decalogo partorito da un progetto dell’ateno scaligero, «Helmet for emotion», che ha già trattato il pronto intervento psicologico per i bambini e gli adolescenti nell’emergenza del terremoto. «Siamo partiti da quell’esperienza .- spiega Daniela Raccanello - e aiutandoci con studi scientifici, pubblicazioni, ma anche esperienze pratiche, visto che ad esempio io sono mamma di due bambine, l’abbiamo declinata a questa emergenza sanitaria».
Semplice, quanto efficace. Tanto che quel decalogo è stato decantato anche dal New York Times. «In effetti sta avendo un certo riscontro - si schernisce la ricercatrice -. Lo abbiamo dato all’ufficio scolastico del Veneto e già una sessantina di istituti scolastici lo ha adottato, divulgandolo anche tra i genitori».
Viaggia nel mondo, quel piccolo foglio a4 che sta diventando l’appiglio a cui si aggrappano coloro che hanno a che fare in questa fase con bimbi e adolescenti. Lo fa tramite internet e le traduzioni che lo rendono fruibile anche in altre lingue.
«Al momento è pubblicato in inglese, italiano, spagnolo, greco, portoghese e finlandese grazie all’aiuto di colleghi lingua madre». Già, perché quel «pronto intervento psicologico» in tempi di coronavirus che sta portando l’università di Verona sugli scudi, in realtà è stato realizzato assolutamente su base volontaria. «Volevamo far capire che ci sono molti modi per affrontare paura, tristezza e rabbia. Possiamo scegliere tutti, adulti compresi, di volta in volta quelli che funzionano meglio e anche inventarne di nuovi», dice Raccanello.
Con la sua squadra sta cercando persone interessate a tradurre il decalogo anche in altre lingue , oltre a quelle in cui è già reperibile. «Chi ci volesse aiutare può scrivere a info@hemot.eu». Sito sul quale si può conoscere la genesi dell’intero progetto. «Ovviamente l’unica forma di “rimborso” è quella della pubblicazione del nome sotto la traduzione». Che in tempi di epidemia potrebbe essere giusto uno di quei «modi nuovi» per affrontare la paura: aiutando gli altri.
Raccanello Siamo finiti sul New York Times e l’opuscolo sta girando anche all’estero Spieghiamo come affrontare paura, tristezza e rabbia