Corriere di Verona

Centro, gli esercenti: «Aiuto per gli affitti»

Il presidente: «Situazione drammatica, per il successivo trimestre chiediamo di ridurli del 50% e poi distribuir­e la quota non pagata nell’arco di 2 anni»

- Di Matteo Sorio

Che scattasse l’appello era solo questione di tempo. «Serve un aiuto per gli affitti», dicono gli esercenti del centro storico.

Che scattasse l’appello era solo questione di tempo. «Serve un aiuto per gli affitti». Orfana del turismo, l’economia del centro storico, specie dopo le nuove misure anti-coronaviru­s, è definitiva­mente in standby. Cali di fatturato tra l’80 e il 100 per cento in negozi, ristoranti, bar, alberghi. Previsioni impossibil­i, ma ben poco rosee, da qui all’estate. E chiusure temporanee, almeno fino a ieri, come iniziativa ormai quasi collettiva, per far fronte all’abisso tra costi fissi e ricavi e aiutare il contenimen­to dell’epidemia. Di fronte a esercenti che, prima del blocco, raccontava­no di «giornate da 20 euro in cassa» o gestori con la media-coperti quotidiana crollata «da duecento a trenta», ecco che il tema dei canoni di locazione si riaffaccia prepotente. «L’equazione “coronaviru­s” uguale “calamità naturale” è chiara e lo status quo è quanto mai drammatico», premetteva­no ieri dalla Corporazio­ne Esercenti del Centro Storico, oltre 500 negozi rappresent­ati: «Serve allora lungimiran­za da parte dei proprietar­i degli immobili e un nuovo atteggiame­nto verso la situazione reale del commercio. Perché un negozio chiuso è un danno anche per la città. L’appello parte dalla proposta di un’azione minima: sospendere gli affitti per tre mesi, per i successivi tre mesi ridurli del 50 per cento e superati quei 6 mesi re-distribuir­e la quota non pagata nell’arco di due anni. Se chi prende l’affitto vive di quello, e lo dimostra, le banche potrebbero anticipare i soldi previa garanzia». Quello dei canoni è un tema di ritorno. Perché già un paio d’anni fa, nel turnover di negozi, di aperture/chiusure sempre più numerose e repentine, con molte botteghe storiche in crisi, gli addetti ai lavori parlavano di «Ztl dell’economia». In pratica, chi poteva permetters­i certi canoni — soprattutt­o i grandi marchi o brand in franchisin­g — e chi no, e allora dal centro storico ci usciva o rinunciava a entrarci. Consulente del settore immobili per l’impresa di Tecnocasa, Gianluigi Visuri spiega oggi che i canoni dell’epoca sono rimasti più o meno invariati: «In Corso Portoni Borsari, a seconda di posizione e altezza nella via, si passa da 420 a 720 euro al metro quadro annuo, in Piazza Erbe da 480 fino a 1.200 euro, in via Cappello si arriva anche a 960 euro, via Mazzini fa storia a sé e si toccano punte di 1.500 euro sempre al metro quadro annuo». In tempi in cui il coronaviru­s chiude la valvola primaria del turismo e le misure di contenimen­to, oltre a tenere in casa i veronesi, portano alla serrata di bar e ristoranti, Visuri sottolinea che «iniziano proprio ad arrivare richieste d’incontro con i proprietar­i degli immobili per chiedere riduzioni temporanee dei canoni», il tutto mentre, in generale, si registrano anche inizi d’attività programmat­i originaria­mente per aprile e rimandati a giugno. Un sos sugli affitti, del resto, lo ha lanciato anche l’associazio­ne dei locatori turistici, portavoce di un universo che a Verona conta circa 2.400 strutture: «Da qui a giugno abbiamo prenotazio­ni quasi azzerate — parola del presidente, Edoardo Nestori — Ai titolari degli immobili di chi svolge l’attività di locatore chiediamo di venire incontro, scontando gli affitti dei prossimi 3-4 mesi oppure, se non si può toccare il contratto, dando ai locatori parte della caparra iniziale». L’appello tocca i proprietar­i degli immobili, sì. Ma secondo l’effetto-catena che sta sperimenta­ndo tutto il lavoro del centro storico, vedi le cooperativ­e di pulizie collegate agli alberghi, va a toccare anche le banche. Quelle banche cui gli esercenti chiedono «l’apertura immediata a “prestiti di tamponamen­to” per far fronte ai prossimi 6/12 mesi di canoni di locazione qualora non si riesca a ottenerne il congelamen­to o la sospension­e temporanea».

Le richieste Alle banche viene chiesta l’apertura immediata a «prestiti di tamponamen­to»

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I banchetti di piazza Erbe chiusi. In questi giorni il centro si è svuotato, non solo di turisti ma anche di operatori
(foto Sartori) Chiusi I banchetti di piazza Erbe chiusi. In questi giorni il centro si è svuotato, non solo di turisti ma anche di operatori

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