Mercati in picchiata? Il consulente: «Ora è tempo di comprare»
Storicamente, i momenti di crisi in Borsa sono anche grandi occasioni ma serve sangue freddo
Nei giorni lenti, estenuanti e incerti del coronavirus la nota dominante è l’emotività, la «pancia», un’altalena di inquietudine e speranza. E, però, fra i mille pensieri che si affollano spunta anche la protezione dei propri risparmi. Fabio Menon, amministratore delegato della trevigiana Archeide, si occupa di consulenza finanziaria indipendente. Un ramo, specifica, improntato alla più stretta neutralità, nell’interesse di chi chiede un consiglio su come gestire il proprio patrimonio. La differenza, rispetto a un promotore finanziario o a un istituto di credito, è che i consulenti finanziari non maneggiano denaro né hanno contatti, «diretti o indiretti» recita la normativa, con i soggetti che poi concretizzano l’investimento. Insomma, «indipendenti». Abbiamo chiesto a Menon cosa pensa dal suo osservatorio particolare dello tsunami che travolge le borse con segni negativi a due cifre. «Erano molti anni che eravamo drogati da una calma piatta sui mercati. Ma il mercato, come la storia, è ciclico. Negli ultimi 200 anni, cioè da quando le borse esistono, si sono attraversate guerre, crisi petrolifere, collassi del sistema bancario. Ed è in questi momenti che si dovrebbero applicare le regole per sfruttare il momento del mercato. Sì, è ora che possono esserci grandi opportunità. Ma a una condizione». E il pre requisito per giocare a questo gioco non ha molto a che fare con aspetti tecnico finanziari. Al contrario, la conditio sine qua non è squisitamente umana: «Se un potenziale cliente vive molto emotivamente questa fase, teme che mondo stia per finire, nonostante questi siano i momenti più propizi per “fare un affare”, non dovrebbe investire né ora né nei momenti di euforia dei mercati. Se invece il nostro potenziale cliente è dotato di sangue freddo e non ha problemi a gestire l’ansia, se la notte dorme sonni sereni, allora sì, le opportunità ora ci sono. Per dire, in questi giorni è fisiologico che anche clienti molto consapevoli ci chiamino per sentire una parola di conforto. Ci sta, siamo umani». A chi si chiede come e dove investire, Menon spiega: «Il nostro approccio è lavorare con gli indici di mercato, non con i singoli titoli. L’esempio delle popolari è ancora ben chiaro a tutti. Mentre l’indice di
mercato può subire un tracollo ma rappresentando un paniere è gestibile. Un esempio: in questi giorni il prezzo del petrolio è crollato e gli indici legati all’energy sono ai minimi storici con un tracollo di oltre il 30%. Ma sono multinazionali e io posso comprare a sconto. Magari andrà ancora un po’ giù ma intanto inizio a metterci qualcosa. Lo insegna ancora una volta la storia, quasi matematicamente in 200 anni chi ha avuto la perseveranza di portare avanti una politica di acquisti nella fase più difficile è arrivato a performance durature». Sulla stessa linea anche l’economista Giovanni Costa: «Certo, dipende dal patrimonio che si ha e dalla prospettiva. Il consiglio è di non perdere la calma perché la situazione è eccezionale. Non ci sono precedenti, il confronto col 2008 non regge. Ma ciò premesso, se uno ha coraggio e disponibilità, ora è il momento di comprare, possibilmente in modo graduale e non singoli titoli, meglio fondi che già hanno una logica di diversificazione, questo è il momento dei piani di accumulo. E in ogni caso evitare il fai da te e farsi assistere dalla propria banca o da un professionista del risparmio». Per chi si pone il problema della sicurezza del risparmio lasciato sul conto corrente, le opinioni sono più sfumate. «È l’eterno dilemma: meglio il mattone? spiega Menon - Più piedi in più staffe è l’unico paracadute efficace nel tempo. Avere parecchi soldi in conto è un problema, siamo preoccupati per la tenuta del rischio Italia. Senza fare allarmismi ma è una situazione che monitoriamo da tempo. Investire può essere una buona opportunità, a patto ci sia la liquidità e la razionalità». Sulla tenuta del sistema bancario arriva la rassicurazione di Costa: «Il sistema bancario è ben monitorato dalla Bce e in ogni caso c’è il fondo di garanzia dei depositi che copre fino a 100 mila euro per depositante e per banca. Anche se la crisi dovesse essere lunga e mettere in seria difficoltà le imprese e quindi le banche che hanno fatto loro credito ci sono gli strumenti per aumentare la liquidità disponibile, allentare i vincoli e assicurare la tenuta del sistema bancario. Speriamo che questa volta le decisioni siano più tempestive».