I taxi disinfettati, ma senza clienti
«Il calo è del 70%; sono fermo da oltre un’ora, se prima i tempi di sosta media erano di mezz’ora, ora sono di un’ora e venti» racconta Stefano Sella, presidente del sindacato Uri Taxi Veneto. Inganna il tempo, spruzzando e strofinando per bene le maniglie delle portiere: «Tutte le mattine pulisco con alcol etilico, poi uso il prodotto igienizzante tra un cliente e l’altro. Abbiamo pure siglato una convenzione con un centro di sanificazione all’ozono. Ci sono clienti che salgono in taxi con guanti e mascherina; tutti noi ne abbiano in dotazione cinque su ogni auto». Proposte sindacali per alleviare la crisi? «Abbiamo chiesto la sospensione delle rate dei mutui». Lì vicino in sosta c’è il primo taxi in griglia. Toccherebbe a lui se solo apparisse qualcuno: «Sono a puntino», ghigna Roberto Girardi che il taxi lo guida da 32 anni. Già, ma che intende per «a puntino»? «Ogni 100 minuti senza corse, sul display si accende un puntino. Oggi son proprio andà a puntin…. Domenica ho fatto quattro corse in tutto il giorno, la prima dopo tre ore e mezza di attesa». «Mio padre era tassista – interviene Stefano Annechini -, ma nel 1973 ai tempi dell’austerity poteva almeno circolare. Io una roba del genere non l’ho mai vista, nemmeno ai tempi della Guerra del Golfo». «C’è ancora meno gente di ieri» brontola lì a fianco Attilio Dal Corso, immerso nelle pulizie; lo consola Stefano Sella: «Non lamentiamoci troppo; diciamo che almeno in questo periodo non abbiamo problemi di traffico». Qui però si comincia a rimpiangerlo.