Safilo, 2019 in perdita per 328 milioni Trocchia: «Lavoro, il distretto ci aiuta»
Fine delle pulizie straordinarie, i risultati operativi migliorano. Ma c’è l’incognita coronavirus
A guardare la situazione su un piano teorico, considerando le attività che continueranno ad andare avanti e depurando tutto dalle perdite straordinarie, i lavori in corso in casa Safilo stanno producendo effetti: il 2019 ha chiuso con vendite nette in leggera crescita rispetto all’anno prima del 3,1%, 939 milioni di euro contro 910, con un Ebitda di 51,8 milioni contro i 57 dell’esercizio precedente, ed una perdita di soli 4 milioni, più lieve rispetto ai 14 del 2018. Se invece il risultato netto viene considerato senza aggiustamenti, e tra questi i 9 milioni per la chiusura dello stabilimento di Martignacco e i 21 di costi connessi alla riduzione dei dipendenti, e soprattutto i 227 milioni dell’azzeramento degli avviamenti compiuti già a metà 2019, il dato sprofonda a -328,3 milioni, dunque una cifra che, fra gli altri effetti, fa scivolare il patrimonio netto a 342 milioni dai quasi 650 di dodici mesi prima.
Sono i numeri che ieri il Consiglio di amministrazione ha presentato al mercato e Angelo Trocchia, amministratore delegato della casa padovana dell’occhialeria, assicura che si tratta dell’ultima pulizia dei conti. «Sul piano della redditività – ha detto ieri agli analisti - abbiamo raggiunto il risultato che ci eravamo prefissati,
un Ebitda delle attività in continuità al 5,5%, grazie ai risparmi ottenuti nell’area del costo del venduto e alle azioni di contenimento delle spese generali».
L’ombra che guasta la prospettiva è piuttosto quella del coronavirus: «Previsioni non ne possiamo fare, fino alla prima settimana di febbraio in Italia il mercato è andato benissimo – riferisce l’ad – e poi si è bloccato tutto. Le nostre attività non stanno subendo interruzioni. Ma non c’è solo la durata del fenomeno in Italia. Non abbiamo idee su come il problema possa estendersi all’Europa e agli Usa». Certo, in prima battuta è stato necessario pensare alla salute dei dipendenti, a iniziare da quelli delle linee cinesi: «Ora siamo all’85% della capacità produttiva – aggiunge Trocchia - dopo una ripartenza lenta iniziata il 10 febbraio. In Italia lo smart working coinvolge tutta la sede di Milano e in larga misura Padova, nel quale sono rimasti ad operare ‘fisicamente’ solo gli addetti della logistica e dell’assistenza clienti».
L’emergenza non creerà invece ostacoli per l’ultimo passaggio formale al Ministero per lo sviluppo economico per ratificare le intese raggiunte a Longarone, Martignacco e a Padova con le organizzazioni sindacali nel contesto del piano di esuberi per 700 persone presentato insieme al nuovo piano industriale lo scorso 10 dicembre. «A Longarone, in particolare, ho potuto verificare come si sia bene infiltrata quella logica di ‘distretto’ che avevo proposto lo scorso autunno in occasione degli Stati generali dell’occhialeria. Sto trovando disponibilità al dialogo fra tutte le parti, da quelle istituzionali ai player del settore, compreso quello che sta sull’altro lato della strada (Thelios, ndr). Sono fiducioso – prosegue il manager - che la crisi occupazionale possa risolversi interamente e senza costringere nessuno ad uscire dalla valle del Piave. La nostra disponibilità a supportare i ricollocamenti c’è tutta».
Considerazioni che sottintendono come più di qualche passaggio di lavoratori da Safilo
Il manager A Longarone trovo disponibilità. Pronti a sostenere i ricollocamenti
Il bilancio Migliorano i ricavi e la generazione degli utili con i programmi di risparmio
ad altre aziende locali sia già avvenuto, anche se finora su base volontaria. Un flusso che probabilmente aumenterà con l’introduzione degli incentivi concordati nell’accordo, approvato la scorsa settimana dall’assemblea ed il cui asse principale rimane l’applicazione di contratti di solidarietà tali da sterilizzare tutti i 400 esuberi annunciati inizialmente. Per quanto riguarda l’impianto di Martignacco, che chiuderà la produzione entro giugno, non pare affatto trascurabile l’ipotesi di una cessione ad altra azienda. «I consulenti che abbiamo incaricato di cercare eventuali compratori – conclude Trocchia – ci riportano informazioni incoraggianti. È ancora prematuro parlarne ma le possibilità di concretizzare una cessione esistono».