Corriere di Verona

L’epidemia ha ucciso Francesco Pavone il pm che fece la guerra alla Mala del Brenta

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se la sarebbe tolta anche lui». «Per me è stato un punto di riferiment­o per comprender­e i fenomeni criminali e anche i loro risvolti sociali e antropolog­ici - ricorda il sociologo e politico Gianfranco Bettin, con cui spesso ha duettato in convegni sulla malavita organizzat­a - Era tosto, agguerrito, ma umano e con un’ironia costante». Era certo un osso duro per gli avvocati, ma non c’era nessuno che non lo stimasse. «Perché era leale, quello che diceva faceva e aveva il coraggio anche di chiedere scusa e fare marcia indietro - aggiunge l’avvocato Renzo Fogliata, presidente della Camera penale veneziana - Poi era incredibil­e come conoscesse le sue inchieste fin nei minimi dettagli». «Studiava fino alle 5 di mattina! - lo ricorda in lacrime Cristina Casagrande, poliziotta che è stata sua assistente per 15 anni in Dda - Era un guerriero, ci ha sempre insegnato a lottare per tutto. Lo conosco da quando avevo tre anni, perché mia madre era cancellier­a con lui. E’ stato come un padre».

Tanti i ricordi e gli omaggi. «Perdiamo un vero servitore dello Stato», dice Andrea Ferrazzi, senatore del Pd. «Ha dimostrato che lo Stato può vincere anche le sfide più complesse», aggiunge Roberto Ciambetti, portando il cordoglio di tutto il consiglio regionale, di cui è presidente. «E’ stato in prima fila contro le mafie, un difensore strenuo della legalità», sottolinea il vicepresid­ente Bruno Pigozzo. «Gli dobbiamo tanto», conclude il sindaco di Mira Marco Dori. In serata la famiglia ha fatto sapere che, passate l’emergenza e le restrizion­i, ci sarà un saluto pubblico «in modo da consentire alle persona che hanno condiviso con lui un pezzo di vita e che gli sono state vicine, di partecipar­e al commiato».

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