«Crollo di codici bianchi Pensiamoci quando sarà passato tutto»
Come gli altri presidenti del Veneto anche lui ha scritto una lettera aperta alla cittadinanza. «Noi ci siamo e ci saremo sempre per alleviare le vostre sofferenze, per offrirvi le migliori cure e per fornirvi una corretta informazione». Carlo Rugiu, presidente dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri della provincia di Verona, come i suoi colleghi da giorni vive su una trincea. «Siamo un po’ con la lingua fuori», ammette per dire che la stanchezza si fa sentire. Stanno facendo fronte comune, i medici veronesi. E un centinaio che era andato in pensione ha ritirato fuori il camice dall’armadio, dopo l’appello congiunto dell’Ordine e dell’Usl Scaligera. Saranno impegnati in tre attività prioritario, quei medici tornati in servizio: la prima è quella di supporto al dipartimento di prevenzione per la sorveglianza dei cittadini in isolamento domiciliare. «Si tratta di chiamarli due volte al giorno - spiega Rugiu -. I primi giorni si trattava di una cinquantina di chiamate, metà alla mattina l’altra al pomeriggio, poi siamo arrivati a 900 chiamate e nel giro di una settimana a 1.500...». La seconda area di impiego dei medici rientrati dalla pensione è quella della comunicazione, rispondendo alle telefonate delle persone che chiamano il numero verde dell’Usl, l’800936666. La terza area è quella dell’assistenza ospedaliera. Un vero e proprio ritorno in corsia, per pneumologi, anestesisti, infettivologi e internisti. «Nei vari ospedali - continua il presidente dell’Ordine - sono stati aperti reparti dedicati al Covid 19. Questo ha implicato degli spostamenti di personale, con l’accorpamento di alcuni reparti e il raddoppio di altri, come la pneumologia. A questo punto si crea un problema di reperibilità, vale a dire di medici che vadano a coprire i turni in quei reparti allargati». Reperibilità che secondo Rugiu sarà un problema anche per i «nuovi» vecchi nosocomi. «Se vengono riaperti quelli di Zevio, Isola della Scala e Bussolengo, mi chiedo dove andranno a reperire il personale, medici e infermieri in primis». Non l’unica mancanza, in ambito sanitario, in questo momento. «Siamo a corto di materiale, in particolare mascherine e camici. Anche negli ospedali. Servirebbe una regia centrale, al di sopra anche della Regione». Ma l’emergenza coronavirus sta insegnando anche qualcos’altro, sul fronte sanitario. «Nei pronto soccorso - analizza Rugiu - c’è stato un crollo dei codici bianchi, perché la gente evita gli ospedali. Questa è la riprova dell’uso scorretto che si faceva dei reparti di emergenza. E sarà bene ricordarselo, quando potremo tutti tornare a bere il caffè al bar». La chiusa è un passo della lettera aperta. «Tutti i medici, dipendenti, convenzionati e libero professionisti, stanno dando una concreta dimostrazione di cosa significhi essere Comunità, ma per esprimere al meglio la loro professionalità hanno bisogno del sostegno di tutti».