«Bruciati tre miliardi a settimana»
La stima della Camera di Commercio: in 35.613 quelle autorizzate dal decreto a produrre L’ultima parola spetta al prefetto
VENEZIAIl decreto Chiudi Italia costerà al Veneto tre miliardi ogni settimana. È la stima elaborata da Confindustria regionale. Secondo i dati della Cna dovrebbero essere quarantamila le aziende che da domani dovrebbero chiudere, ma è caos sulle deroghe. A Verona quasi metà delle imprese tra città e provincia potrebbe sulla carta andare avanti con la produzione.
Aziende idonee a proseguire la produzione ma che non possono farlo perché non arrivano più componenti, materie prime, ordini. Industrie che trovano l’espediente per far rientrare il business come funzionale a una filiera essenziale. E montagne di richieste che stanno per sommergere le prefetture. Mentre la Camera di Commercio di Verona calcola che quasi metà delle imprese tra città e provincia potrebbe sulla carta andare avanti con la produzione, in tutto il Veneto l’elenco dei 97 codici allegato al Decreto del presidente del Consiglio di domenica, che indica quali categorie di imprese possano essere escluse dal fermo totale imposto dalla norma stessa, è visto da più parti come troppo equivoco.
Un esempio che vale per tutti è quello della metalmeccanica e giunge dalla Fiom Cgil regionale. In Veneto, nel solo ambito industriale, operano 270 mila addetti in 11 mila aziende, di cui almeno 4 mila hanno titolo per rimanere in attività. È vero che dal fermo sono esclusi i fabbricatori di macchine per l’agricoltura ma che senso ha oggi, si chiede il sindacato, fabbricare attrezzature per trattori che saranno esportate per il 90% all’estero? Per questa e altre circostanze simili, oggi l’intera metalmeccanica delle province di Padova e Rovigo sarà in sciopero. Se guardiamo all’edilizia, le operazioni stralciate dallo stop di legge riguardano i cantieri su infrastrutture
ché già le 35.613 aziende autorizzate a produrre rappresentano il 41.6 per cento del totale fra città e provincia, cioè 85.657. In più, ci vanno aggiunti i 5.432 negozi di alimentari, prodotti sanitari, farmacie, edicole e altro, incluse le pompe funebri. Quei dati sono il risultato dell’indagine svolta dalla Camera di Commercio nel giorno successivo al varo del decreto da Roma. Se zoomiamo sulle imprese idonee a proseguire spiccano le 15mila del mondo agroalimentare, le 2.818 imprese di installazione di impianti elettrici e idraulici, le 2.111 legate a logistica e forniture. Come spiegano dalla Camera di Commercio, «il 41.6 per cento delle imprese veronesi è dunque potenzialmente abilitato a continuare a operare». Ma c’è un altro dato rilevante, ossia che su quelle 35mila e 600 realtà, 21mila sono ditte individuali e in oltre la metà dei casi, 11.601, si tratta di imprese agricole. Così il segretario generale dell’ente camerale, Cesare Veneri: «Siamo disponibili a fornire chiarimenti e ci siamo accordati con la prefettura per fornire informazioni sui codici Ateco delle attività economiche che saranno oggetto di controlli da parte delle autorità: in un momento di incertezza generale, cerchiamo di rendere più agevole alle imprese la gestione dell’emergenza e alle autorità quella dei controlli». È stata proprio la prefettura, ieri, a spiegare come funziona l’autorizzazione a proseguire l’attività. È necessario, dunque, comunicare la sede dell’attività produttiva e le imprese e amministrazioni beneficiarie dei prodotti e servizi, mentre per le attività a ciclo produttivo continuo vanno specificate anche «le motivazioni che non consentono l’interruzione (grave pregiudizio all’impianto o pericolo di incidenti)». I modelli con cui effettuare la comunicazione sono disponibili sul sito internet della prefettura e vanno inviati all’indirizzo e-mail «prefetto.pref_verona@interno.it» riportando nell’oggetto la dicitura «Comunicazione attività produttive». Dettaglio importante, una volta inviata la mail con la comunicazione l’azienda «potrà continuare a svolgere la relativa attività senza dover attendere alcuna autorizzazione» mentre «qualora dai controlli emergano motivi ostativi all’esercizio dell’attività, la prefettura darà comunicazione dell’eventuale sospensione».