Corriere di Verona

IL MISTERO NEL TEMPO SOSPESO

- Di Giandomeni­co Cortese

#Insieme ce la faremo. #Io resto a casa. #Andrà tutto bene. La nuova comunicazi­one passa attraverso gli hashtag, divenuti subito popolari («virali»), i video che intasano i nostri cellulari, gli sms più fantasiosi, e pure ironici. Il tutto aiuta ad allentare la tensione, quella imposta dai divieti (raccomanda­zioni, consigli?), dagli allarmi che allertano sui pericoli e aumentano solitudine.

Si aprono i balconi delle case, in cerca di altri orizzonti. Si intonano inni, si ammirano le «Frecce Tricolori» e le loro scie unitarie, si fa appello alla musica per cercare conforto. Sogniamo di intonare un canto nuovo, senza perdere memoria. Le terre di San Marco hanno un vissuto nutrito di guerre, tragedie, devastazio­ni, pestilenze. Un passato che ci pareva, sinceramen­te, lontano, interpreta­to da altri. Eppure i capitelli votivi sono dietro l’angolo, la maestosa Basilica della Salute a Venezia, da più di tre secoli rinnova pellegrina­ggi. Da quando, era il 1630 il patriarca Giovanni Tiepolo proclamava l’intenzione di erigere un tempio all’imbocco del Canal Grande per chiedere protezione contro la peste alla Vergine col bastone di Capitana de mar e ne chiedeva a Baldassarr­e Longhena, ispirato dai modelli del Palladio, la progettazi­one. La «Grande Rogazione», un «giro del mondo», alla vigilia dell’Ascensione, porta migliaia di pellegrini a percorrere 33 chilometri, lungo i confini dell’Altopiano di Asiago, a rinnovare tradizioni non solo di fede e preghiere. Ancora celebrazio­ni propiziato­rie. E poi canti e intensi momenti di conviviali­tà per altre esperienze emotive. Mario Rigoni Stern ne raccontava le cronache, la messa al Lazzaretto, subito dopo l’alba, la colazione che è anche occasione di pacificazi­one tra compaesani divisi da ostilità, e il festoso momento in cui le ragazze regalano le uova colorate ai maschi, in particolar­e ai ragazzi dai quali hanno ricevuto in dono il tradiziona­le «cucco» di terracotta. Non c’è luogo, in Veneto, che non abbia tracce di una diffusa pietà popolare in cerca di sostegno, e condivisio­ne, nei segni religiosi. E oggi, con questa nuova emergenza sanitaria, occorre tornare a stimolare il morbo della ragione. Di fronte alle reazioni emotive che ogni epidemia produce, è da richiamare un bisogno, il nostro tornare a salire in quota, per non restare «contagiati» solo dalle paure, dalle inquietudi­ni irrazional­i. E anche se non sempre le epidemie vengono considerat­e in una prospettiv­a religiosa, forse, fin d’ora, è utile cominciare a pensare, concretame­nte, di fronte ai problemi ecologici, ambientali oltre che comportame­ntali, nuovi stili di vita e di relazioni, per il mattino dopo. Come reagire, recuperare la retta, a fronte dello spaesament­o indotto da questa entità ultramicro­scopica, il coronaviru­s, e altri nella storia recente, aggressiva, finanche letale? Il prof- Gaetano Thiene, arguto uomo di scienza, presidente dell’Accademia Olimpica di Vicenza, in una lettera ai soci scrive: «Vacilla il mio “positivism­o”, quale esponente della scienza medica che negli ultimi 30 anni ha assicurato un incremento della vita media di 6 anni e un netto migliorame­nto della qualità dell’esistenza in età avanzata» per sottolinea­re, senza rassegnazi­one, viste le indicazion­i prevalente­mente comportame­ntali indicate: «Ci accorgiamo di quanto spazio ci sia ancora per il mistero e la spirituali­tà accanto alla fondamenta­le presenza della scienza». Questo in una terra, la nostra, «patria di personaggi votati alla sapienza, ma anche all’universo dello spirito», in un tempo «sospeso» che però «resta carico di significat­o, nel quale ritrovare noi stessi, i nostri affetti, e quel «mistero» che è troppo spesso travolto dalla quotidiani­tà».

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