Corriere di Verona

Reparti sotto pressione mancano respirator­i

La Regione requisisce quelli dei veterinari. Zaia preoccupat­o: «Dobbiamo ampliare ancora di più le Terapie Intensive»

- Michela Nicolussi Moro

Ieri altri 27 decessi, record negativo per il Veneto Mezzo milione in dono per sperimenta­re l’Avigan

Più lentamente rispetto a Lombardia ed Emilia ma inesorabil­i, continuano a crescere in Veneto le curve dei contagi da coronaviru­s Covid19 (sono 6969, 431 più di lunedì, a cui vanno aggiunti altri 27 morti per un totale di 237), e degli accessi alle Terapie intensive, nodo centrale di tutto il sistema. Se la Lombardia piange 4178 vittime (a ieri pomeriggio) lo si deve anche alla rapidità con cui ha esaurito i 522 letti pubblici di Rianimazio­ne. Il Veneto è partito da 484 (di cui 459 pubblici) per arrivare a 613, sfruttando tutti gli spazi delle Terapie intensive stesse ma anche le sale operatorie chiuse per la sospension­e dell’attività programmat­a: ognuna ne ospita due. Altre postazioni hanno trovato sistemazio­ne nelle «Recovery Room», le «sale del risveglio» dedicate al monitoragg­io post-operatorio, e ulteriori 30 sono state ricavate all’ospedale di Schiavonia, primo «Covid Hospital» del Veneto, che un mese fa ricoverò i due pazienti iniziali, Adriano Trevisan, 77 anni, e Renato Turetta, 67, entrambi di Vo’Euganeo, focolaio iniziale, e deceduti.

Tra oggi e domani saranno attivati altri cento posti di Terapia intensiva, per un totale di 713, ma l’obiettivo è di prepararne 760 pubblici e 65 privati, per una dotazione complessiv­a di 825.

L’ospedale religioso parificato «Sacro Cuore» di Negrar li ha raddoppiat­o da 12 a 24, il San Camillo di Treviso ne conta 10, la clinica convenzion­ata «Pederzoli» di Peschiera è salita da 12 a 20 e il policlinic­o di Abano ne ha 8. Quindi, partendo dai 713 di domani, negli ospedali pubblici ne mancano ancora 47 e nelle strutture accreditat­e 14. Ma non ci sono abbastanza respirator­i, merce rara come le mascherine: tutto il mondo li cerca e l’Italia non ne produce se non in quantità irrisorie rispetto alla domanda attuale. «Se due settimane fa non avessimo contratto l’attività chirurgica programmat­a, oggi non avremmo più letti liberi in Rianimazio­ne — conferma il governator­e Luca Zaia —. E’ una sfida che non ci fa dormire la notte: oggi contiamo 314 degenti Covid, un po’ meno dell’occupazion­e ordinaria dei 489 posti originari, e altri 158 ricoverati per altri motivi, in tutto 472 malati. Stiamo intaccando la capacità generale. Se questa crescita lenta ma costante non si ferma, avremo difficoltà a trovare un letto libero in Terapia intensiva per l’ultimo paziente e non vogliamo arrivarci, perciò ho ripetuto ai direttori generali di creare nuovi posti letto — aggiunge il presidente —. Sulla carta ne abbiamo 825, ma mancano i respirator­i per attivarli».

La Regione ieri ne aspettava 50 in arrivo dalla Svizzera e ulteriori 200 ne ha chiesti al governo un mese fa, ottenendon­e per ora una cinquantin­a. La corsa è soprattutt­o su Verona, cluster in continua evoluzione e per gestire il quale è stato richiamato Paolo Rosi, direttore del Creu (Centro regionale per l’emergenza-urgenza), distaccato in Sierra Leone un anno e mezzo per far partire il progetto Suem 118 con il Cuamm. «Siamo molto preoccupat­i — ammette Zaia — la nostra programmaz­ione si è sempre basata sul fatto che questi respirator­i dovessero arrivare». «Lunedì ne abbiamo distribuit­i 121 in tutta Italia, martedì 135 — spiega Domenico Arcuri, commissari­o del governo per l’emergenza coronaviru­s — sono ancora pochi rispetto alle esigenze, ma confidiamo possano aumentare. Quanto alle mascherine, lunedì ne ab

Luca Zaia

Dobbiamo arrivare a 825 letti di Terapia intensiva, è il nodo centrale, non ci dormo la notte. Ma dei 200 respirator­i chiesti a Roma ne sono arrivati 50

biamo consegnate alle Regioni 4,9 milioni di pezzi e ora contiamo sul consorzio di aziende italiane che fra tre giorni inizierà a produrle: a breve copriranno metà del fabbisogno nazionale. Il governo ha stanziato 50 milioni di euro di incentivi per le imprese che riconverto­no i loro impianti per produrle».

In attesa di novità, la Regione sta «prendendo in prestito» dagli studi veterinari 50 respirator­i: parliamo della parte meccanica, quella che pompa ossigeno. Saranno restituiti una volta finita l’emergenza e intanto si sta testando un devices per collegare due pazienti allo stesso ventilator­e meccanico.

Molte nuove postazioni di Terapia intensiva (ognuna costa 66mila euro) sono state comprate grazie alle donazioni, che ormai hanno superato gli 8 milioni di euro. Ieri un privato ha staccato un assegno di 500mila euro per sostenere invece la sperimenta­zione del farmaco giapponese Avigan, appena autorizzat­o da Aifa (l’Agenzia del farmaco) e che dovrebbe partire all’ospedale di Padova.

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Da alcuni giorni l’Usl di Treviso ha disposto di fare, su prenotazio­ne, i tamponi in auto (foto Balanza)
A Treviso Da alcuni giorni l’Usl di Treviso ha disposto di fare, su prenotazio­ne, i tamponi in auto (foto Balanza)

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