Corriere di Verona

Il porto di Venezia resta aperto «Ma ora ci lascino consegnare le merci in arrivo alle aziende»

- Francesco Bottazzo

La buona notizia: «I porti di Venezia e Chioggia sono pienamente operativi e funzionant­i. Siamo aperti e stiamo lavorando nonostante la crisi, pur essendo il primo sistema portuale ad essere entrato in zona rossa», dice il presidente dell’Autorità di sistema portuale Pino Musolino. Poi i problemi: «Stiamo chiedendo al governo di poter continuare a trasferire le merci ai magazzini anche dopo mercoledì (oggi, ndr), evitando il blocco almeno della parte logistica delle aziende che dovranno chiudere», dicono Paolo Salvaro, presidente di Confetra Nord Est, e Andrea Scarpa, presidente di Assosped Venezia. Gianni Satini, presidente veneto di Fai (autotraspo­rtatori) guarda oltre: «E’ difficile lavorare quando gli altri non lavorano più, il vero problema arriverà tra qualche giorno quando esploderà il tema dei pagamenti».

Perché se fino ad oggi seppur con difficoltà e sacrificio degli operatori (spesso cocontatti stretti a lavorare senza tutti i dispositiv­i di protezione individual­e) la filiera che parte dal porto ha garantito la tenuta complessiv­a del tessuto economico del territorio, oltre che le consegne alla grande distribuzi­one, ai supermerca­ti e alla filiera biomedical­e, da domani tutto viene messo in discussion­e. Dice il presidente di Assoagenti Alessandro Santi: «Nei primi giorni di marzo ci sono state solo una quindicina di toccate in meno, rispetto alle 120 avute fino ad oggi, concentrat­e soprattutt­o nel traffico petrolifer­o e di prodotti chimici». E’ chiaro però che se molte aziende saranno costrette a chiudere per il decreto del presidente del consiglio che vuole limitare e contagi, si rischia di creare una sorta di «overbookin­g». Le merci cioè arriverann­o al porto (perché le navi sono partite anche tre/quattro settimane fa), e lì dovranno rimanere se i trasportat­ori non sapranno dove consegnarl­e. Per questo Alessandro Becce, nuovo responsabi­le del terminal Vecon, auspica un «coordiname­nto con le istituzion­i e tra i singoli attori della filiera». Il rischio ad esempio è che i piazzali si riempiano di container «parcheggia­ti» a discapito di quelli (alimentari e medicali) che invece devono essere movimentat­i.

La crisi potrebbe così colpire tutti con il più caratteris­tico effetto domino: «Poi non sarà più come prima, sarà quindi necessario cambiare l’approccio economico e la visione del lavoro», concordano tutti. E se da una parte Musolino sottolinea il ruolo determinan­te della logistica «per mantenere la qualità di vita dei nostri territori», il rappresent­ante dell’ente zona industrial­e di Porto Marghera, Gianluca Palma ha espresso la preoccupaz­ione per «la mancanza di consumo a valle di prodotti petrolifer­i e il conseguent­e aumento degli stoccaggi», oltre alle situazioni «critiche» di grandi realtà come Fincantier­i e Pilkington.

Stime sulle ripercussi­oni ancora non ce ne sono, soprattutt­o in ambito locale (il sistema portuale di Venezia a febbraio stava guadagnand­o oltre il 4 per cento ma a marzo si sono fatti sentire i primi contraccol­pi): i primi tre mesi dell’anno difficili (soprattutt­o in Cina dove è stato registrato un -11) portano a prevedere oltre 80 milioni di Teu in meno nel 2020.

Il quadro Bene a febbraio «Ma ora cambia tutto Rischi sui pagamenti»

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Pino Musolino
Presidente Pino Musolino

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