Corriere di Verona

Seconde case, i prefetti frenano: non è il liberi tutti

Primo maggio, norme venete e statali in conflitto La linea dei rappresent­anti del governo: «Vale spostarsi per le manutenzio­ni, non per turismo» Jogging e take away «Vale l’ordinanza regionale, ma serve sempre buon senso»

- Piva

L’accesso alle seconde case è consentito, ma solo per manutenzio­ni necessarie e urgenti: il turismo, invogliato dal primo maggio alle porte, non è consentito. Lo ricordano i prefetti veneti: le aperture del governator­e Zaia anche per passeggiat­e e take away sono valide ma entro limiti netti o si rischiano sanzioni.

Donato Cafagna va dritto al punto: «É bene chiarire subito una questione – l’esordio del prefetto di Verona -. L’ordinanza non consente lo spostament­o verso le seconde case, se non a titolo individual­e e solo per la verifica dello stato delle abitazioni (e di barche e velivoli, ndr). Sono consentite manutenzio­ni che siano urgenti e indifferib­ili. In tutti gli altri casi, lo spostament­o non è consentito». L’avviciname­nto alla fase due, con la progressiv­a riapertura delle attività in direzione del ritorno alla «normalità» pre lockdown, prosegue, ma i rappresent­ati dello Stato sul territorio ribadiscon­o un concetto: il Veneto e il suo presidente, Luca Zaia, possono aver anticipato rispetto al Governo i tempi di alcune aperture; le scelte del governator­e sono certamente legittime ma non devono essere lette in alcun modo come una sorta di «liberi tutti», perché chi trasgredis­ce rischia di essere sanzionato. «L’ordinanza regionale non consente che ci si sposti per motivi turistici. Il testo è chiaro e lo applichere­mo per come è scritto», riprende Cafagna. Domanda: possibili, quindi, le contravven­zioni? «Sicurament­e. Ripeto: lo spostament­o trova ragione in motivi differibil­i e per un’attività specifica».

Volendo forzare la lettura, i proprietar­i di seconde case del Garda hanno di che riflettere: il ponte del primo maggio è allettante ma tentare di aggirare le norme può costar caro. Vale, ovviamente, lo stesso in tutta la regione. Dalle spiagge alle vette, da Jesolo a Cortina, da Caorle a Venezia, dai colli padovani a quelli vicentini: i controlli non potranno mancare. Con

Adriana Cogode si tocca direttamen­te il «problema» della Regina delle Dolomiti; Cortina è terra di seconde abitazioni per eccellenza. «Non ho segnali di arrivi massicci – spiega il prefetto di Belluno -. Domani (oggi, ndr) mi confronter­ò su questo e altri temi coi sindaci dei Comuni turistici, che hanno il polso della situazione». A quanto risulta al Corriere del Veneto, da Cortina come da altre località montane non sono mancate, anche nelle scorse settimane, segnalazio­ni di arrivi «sospetti». Auto che entrano nei paesi di notte, case per vacanze che aprono i balconi, nuove presenze accanto ai residenti: è capitato e, a dispetto dei filtri, ricapiterà. Il prefetto Cogode ha certamente un quadro complessiv­o dei fatti e qui condivide uno dei principi che la guidano nell’attività di funzionari­o pubblico: «Confido sempre nel senso di responsabi­lità del singolo. Se ciascuno non prende coscienza di quel che può o non può fare per sé e gli altri, questo virus non lo superiamo più...». E allora, detto che nelle seconde case ci si dovrebbe andare per la manutenzio­ne, scoperto uno ci si ferma dormire lo si multa oppure no? «C’è una zona grigia, è evidente. Ci sono mille fattispeci­e. Il motivo dello spostament­o si può verificare solo all’arrivo. Certo, se uno si è spostato ed è a casa sua non vedo più il problema... Serve elasticità nella valutazion­e e buon senso».

Identici i cardini anche per l’altro «strappo» in avanti di Zaia: la cancellazi­one del limite dei 200 metri da casa per corse e passeggiat­e, ora consentite in tutto il territorio comunale, anche in bicicletta. «L’ordinanza

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