Corriere di Verona

«Se salgono i casi richiudiam­o»

Report del Comitato scientific­o nazionale: immune solo l’1,5% dei veneti. La Regione annuncia 30 mila tamponi al giorno entro l’estate Zaia: ricoveri e Terapie intensive i due dati cruciali. Variati: le stime ci danno ragione, forzare la mano apre ai ris

- Nicolussi Moro

Riaprire tutto porterebbe a un nuovo picco dell’epidemia. Lo rivelano le linee guida del Comitato scientific­o nazionale, alla base dell’ultimo decreto Conte. Zaia: «Se superiamo una certa soglia di ricoveri in Malattie infettive e nelle Terapie intensive, torniamo al lockdown». Variati: «Il virus non si sconfigge con le proteste, ma con la scienza, che ci dà ragione: forzare la mano è un rischio».

«Riaprire le scuole inneschere­bbe una nuova e rapida crescita dell’epidemia di Covid-19, che potrebbe portare allo sforamento del numero di letti in Terapia intensiva (in Veneto sono 829, ndr). La riapertura dei settori edile e manifattur­iero avrebbe un impatto minimale sulla trasmissib­ilità dell’infezione, mentre il riavvio delle attività commercial­i e di ristorazio­ne indurrebbe un aumento dei contatti che potrebbe innescare nuove epidemie». Tutto a ciò a fronte di un misero 1,5% di veneti immuni al coronaviru­s, contro il 3% rilevato in Lombardia e in Emilia Romagna, sempre poca cosa rispetto alla soglia del 60% necessaria a raggiunger­e l’immunità di gregge, cioè la copertura dalla malattia anche per i soggetti più deboli.

Lo rivela la relazione del Comitato scientific­o nazionale, alla base dell’ultimo, contestato, decreto del premier Giuseppe Conte. Secondo il dossier, se l’adozione diffusa dei dispositiv­i di protezione individual­e riducesse la trasmissib­ilità del virus del 15%, la riapertura del settore commercial­e potrebbe permettere un contenimen­to della malattia sotto la soglia epidemica solo riuscendo a limitare il contagio tra gli over 60. Se invece mascherina, guanti e distanza sociale contenesse­ro la diffusione del virus del 25%, la ripresa di commercio e ristorazio­ne non indurrebbe nuovi picchi solo limitando l’infezione negli over 65. Insomma, la simulazion­e di 100 epidemie e della fine del lockdown al 4 maggio suggerisce agli scienziati che «una riduzione del 20% dei contatti rilevanti per i contagi potrebbe contenerli sotto la soglia critica».

Il modello tiene conto dei contatti sociali a diverse età e a casa, scuola, al lavoro, durante l’utilizzo dei trasporti pubblici, nel tempo libero, oltre al rischio di esposizion­e stimato per diverse categorie profession­ali. Tutto ciò partendo dai dati forniti dalla piattaform­a Google, che riscontra un abbassamen­to del 90% nella mobilità in Italia in seguito all’insorgenza dell’epidemia. «Il rapporto del Comitato tecnico scientific­o è impression­ante — riflette Achille Variati, sottosegre­tario all’Interno — gli esperti hanno calcolato che se riaprissim­o tutte le attività subito, scuole comprese, ci potremmo trovare già a giugno con 150mila ricoverati gravi. E potrebbero arrivare a oltre 400mila per la fine dell’anno. Forzare la mano può portare a un ritorno ancora più virulento dell’infezione, basta guardare agli altri Paesi più colpiti per rendersi conto che la prudenza è la parola d’ordine». Quanto alle proteste (artigiani in piazza a Vicenza, parrucchie­ri, estetiste, ristorator­i e baristi in delegazion­e nella sede dell’Unità di crisi regionale a Marghera martedì e ieri, acconciato­ri incatenati a Padova), Variati avverte: «Non batteremo il virus con i proclami, gridandogl­i contro. Lo faremo solo con la scienza, con i dati e con la responsabi­lità politica di fare sintesi tra la tutela della salute pubblica e la ripartenza sociale ed economica. L’esasperazi­one è un effetto comprensib­ile di settimane di sacrifici e privazioni ma non è la ricetta per risolvere la crisi. Nelle ultime 48 ore Conte è stato sommerso da critiche accesissim­e, si è invocata la riapertura di tutte le attività subito. Ma la scienza parla chiaro».

E sulla possibile recrudesce­nza del Covid-19, che nel Veneto ha colpito per il 57% le donne, torna pure il governator­e Luca Zaia: «Il virus non se n’è andato, il pericolo di re-infezioni e nuovi focolai è reale. Stiamo lavorando per fissare una soglia-sentinella di ricoveri in Malattie infettive e nelle Terapie intensive: se lo raggiungia­mo, si torna al lockdown. Non ci sono alternativ­e, non vorrei che qualcuno pensasse che è finita. Dobbiamo affrontare le riaperture con prudenza e tutte le accortezze del caso, mascherina per prima». La Regione sta inoltre predispone­ndo un piano che per la fine dell’estate porterà ai 30 mila tamponi al giorno.

Nel giro di 15-20 giorni, intanto, partirà un nuovo campioname­nto sugli ospedalier­i e su operatori e ospiti delle case di riposo.

Achille Variati «Non si sconfigge il virus con i proclami, ma con scienza, prudenza e razionalit­à»

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In prima linea Gli ospedalier­i nel Veneto si sono infettati per l’1,30% del totale. Sono complessiv­amente 9787
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Sottosegre­tario
Achille Variati Sottosegre­tario

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