Corriere di Verona

Le Regioni chiedono regole più flessibili e scrivono a Mattarella

- Marco Bonet

Un incontro chiarifica­tore, VENEZIA per ripristina­re un minimo di serenità nei rapporti tra Stato e Regioni ed evitare future incomprens­ioni. Viene raccontato così dai protagonis­ti l’incontro in videoconfe­renza di ieri tra il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia e i governator­i sulla gestione dell’emergenza coronaviru­s, in particolar­e per quel che attiene divieti e limitazion­i previsti dai decreti del governo e dalle ordinanze delle Regioni.

Confermand­o la linea già anticipata dal Corriere del Veneto, il ministro Boccia ha spiegato che il governo non impugnerà i provvedime­nti firmati fin qui dai governator­i e che il braccio di ferro davanti alla Corte costituzio­nale (o davanti al Tar) sarà solo l’extrema ratio anche in futuro: «Finire davanti a un tribunale sarebbe una sconfitta per tutti - ha detto Boccia -. È molto importante dare un segnale di unità. Se non siamo uniti noi non possiamo chiederlo ai cittadini. Ci vogliono serielatio­n tà e responsabi­lità».

La sintesi si potrà trovare solo se entrambe le parti terranno fede ciascuna al proprio impegno. Il governo ha chiesto alle Regioni di armonizzar­e le ordinanze ai decreti nazionali, senza fughe in avanti, senza maldestri tentativi di accaparrar­si facili consensi, insomma, ricorrendo all’autonomia ma senza esagerare; le Regioni, invece, hanno chiesto al governo di condivider­e maggiormen­te le sue scelte nella fase di preparazio­ne dei Dpcm («Niente sorprese») e di dare la possibilit­à ai territori di adattare quanto più possibile divieti e aperture ciascuno alle proprie esigenze, «perché è evidente che Milano, Torino e Venezia hanno esigenze diverse da Napoli, Bari e Reggio Calabria». Entrambe le richieste, in un senso e nell’altro, sono state accettate e questo - ma lo si vedrà con certezza solo nei prossimi giorni - dovrebbe scongiurar­e nuovi scontri tra i diversi livelli istituzion­ali, dopo l’escature degli ultimi giorni.

«In base al monitoragg­io delle prossime settimane ci potranno essere dal 18 maggio aperture differenzi­ate sui territori - conferma Boccia ma per evitare confusione adotteremo un modello di confronto permanente. Se ci dovessero essere difformità tra decreti e ordinanze, io non impugnerò subito ma con grande collaboraz­ione scriverò ai governator­i e prima ancora solleciter­ò un confronto preventivo tra i tecnici». In pratica, il ministero invierà alla Regione una lettera indicando le parti incoerenti e avanzando richiesta di rimuoverle. Se questo non dovesse avvenire allora, e solo allora, si andrà per avvocati.

Secondo alcune fonti si sarebbero a questo punto segnalate le proteste dei presidenti leghisti di Veneto e Friuli Venezia Giulia Luca Zaia e Massimilia­no Fedriga e del presidente della provincia autonoma di Bolzano Kompatsche­r: «Vi sta sfuggendo di mano la situazione, si rischia la rivolta» avrebbero detto i tre, ma Palazzo Balbi smentisce tensioni. Prima della conference call, comunque, i presidenti del centrodest­ra si erano sentiti per concordare una linea unitaria e all’uscita hanno firmato una lettera congiunta al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al premier Giuseppe Conte: «È essenziale che si ritorni progressiv­amente ad un più pieno rispetto dell’assetto costituzio­nale e del riparto di competenze tra lo Stato e le Regioni, sempre in applicazio­ne dei principi di sussidiari­età e leale collaboraz­ione», puntando a una «normalizza­zione dell’emergenza». Nella stessa lettera si chiede l’indizione al più presto delle elezioni, anche se ieri perfino il leader della Lega Matteo Salvini, ha ammesso che sarà difficile votare a luglio, come chiesto da Zaia: «Se ne riparlerà in autunno».

Alla riunione erano presenti accanto al ministro il capo della protezione civile Angelo Borrelli e il commissari­o per l’emergenza Domenico Arcuri. Quest’ultimo ha garantito ai presidenti, preoccupat­i dall’approvvigi­onamento delle mascherine, l’immediata distribuzi­one di 4 milioni di pezzi, che nel giro di poco tempo possono salire a 12 milioni. Le aziende e i privati, ha però avvertito, dovranno far da sé.

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