Le Regioni chiedono regole più flessibili e scrivono a Mattarella
Un incontro chiarificatore, VENEZIA per ripristinare un minimo di serenità nei rapporti tra Stato e Regioni ed evitare future incomprensioni. Viene raccontato così dai protagonisti l’incontro in videoconferenza di ieri tra il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia e i governatori sulla gestione dell’emergenza coronavirus, in particolare per quel che attiene divieti e limitazioni previsti dai decreti del governo e dalle ordinanze delle Regioni.
Confermando la linea già anticipata dal Corriere del Veneto, il ministro Boccia ha spiegato che il governo non impugnerà i provvedimenti firmati fin qui dai governatori e che il braccio di ferro davanti alla Corte costituzionale (o davanti al Tar) sarà solo l’extrema ratio anche in futuro: «Finire davanti a un tribunale sarebbe una sconfitta per tutti - ha detto Boccia -. È molto importante dare un segnale di unità. Se non siamo uniti noi non possiamo chiederlo ai cittadini. Ci vogliono serielation tà e responsabilità».
La sintesi si potrà trovare solo se entrambe le parti terranno fede ciascuna al proprio impegno. Il governo ha chiesto alle Regioni di armonizzare le ordinanze ai decreti nazionali, senza fughe in avanti, senza maldestri tentativi di accaparrarsi facili consensi, insomma, ricorrendo all’autonomia ma senza esagerare; le Regioni, invece, hanno chiesto al governo di condividere maggiormente le sue scelte nella fase di preparazione dei Dpcm («Niente sorprese») e di dare la possibilità ai territori di adattare quanto più possibile divieti e aperture ciascuno alle proprie esigenze, «perché è evidente che Milano, Torino e Venezia hanno esigenze diverse da Napoli, Bari e Reggio Calabria». Entrambe le richieste, in un senso e nell’altro, sono state accettate e questo - ma lo si vedrà con certezza solo nei prossimi giorni - dovrebbe scongiurare nuovi scontri tra i diversi livelli istituzionali, dopo l’escature degli ultimi giorni.
«In base al monitoraggio delle prossime settimane ci potranno essere dal 18 maggio aperture differenziate sui territori - conferma Boccia ma per evitare confusione adotteremo un modello di confronto permanente. Se ci dovessero essere difformità tra decreti e ordinanze, io non impugnerò subito ma con grande collaborazione scriverò ai governatori e prima ancora solleciterò un confronto preventivo tra i tecnici». In pratica, il ministero invierà alla Regione una lettera indicando le parti incoerenti e avanzando richiesta di rimuoverle. Se questo non dovesse avvenire allora, e solo allora, si andrà per avvocati.
Secondo alcune fonti si sarebbero a questo punto segnalate le proteste dei presidenti leghisti di Veneto e Friuli Venezia Giulia Luca Zaia e Massimiliano Fedriga e del presidente della provincia autonoma di Bolzano Kompatscher: «Vi sta sfuggendo di mano la situazione, si rischia la rivolta» avrebbero detto i tre, ma Palazzo Balbi smentisce tensioni. Prima della conference call, comunque, i presidenti del centrodestra si erano sentiti per concordare una linea unitaria e all’uscita hanno firmato una lettera congiunta al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al premier Giuseppe Conte: «È essenziale che si ritorni progressivamente ad un più pieno rispetto dell’assetto costituzionale e del riparto di competenze tra lo Stato e le Regioni, sempre in applicazione dei principi di sussidiarietà e leale collaborazione», puntando a una «normalizzazione dell’emergenza». Nella stessa lettera si chiede l’indizione al più presto delle elezioni, anche se ieri perfino il leader della Lega Matteo Salvini, ha ammesso che sarà difficile votare a luglio, come chiesto da Zaia: «Se ne riparlerà in autunno».
Alla riunione erano presenti accanto al ministro il capo della protezione civile Angelo Borrelli e il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri. Quest’ultimo ha garantito ai presidenti, preoccupati dall’approvvigionamento delle mascherine, l’immediata distribuzione di 4 milioni di pezzi, che nel giro di poco tempo possono salire a 12 milioni. Le aziende e i privati, ha però avvertito, dovranno far da sé.