Corriere di Verona

Il grande balzo dei guariti a Verona Cure, quel filo diretto con Pechino

Impennata dei «negativizz­ati», ma continuano a registrars­i decessi: altri 11, di cui 5 nelle case di riposo Confronto in videoconfe­renza con i medici cinesi

- Davide Orsato

Mentre continuano i decessi, addirittur­a con un trend votato all’aumento, in provincia, rispetto alla scorsa settimana, si impennano le guarigioni da Covid 19, con il numero di negativizz­ati che si avvicina sempre di più a quello degli attualment­e positivi. A dover convivere ancora con il virus, tra le persone che hanno avuto la diagnosi da tampone di SarsCov2 sono ancora 2.359 veronesi (un terzo del totale del Veneto), mentre i guariti toccano quota 2.088: in cinque giorni sono stati oltre trecento. La situazione è confermata anche dalle dimissioni negli ospedali: ventitré solo nella giornata di ieri: sono rimasti 270 ricoverati in area non critica e 28 in terapia intensiva.

Il rovescio della medaglia è segnato dai continui decessi: undici nella giornata di ieri, di cui cinque avvenuti negli ospedali (Borgo Roma e Villafranc­a, al Magalini, dove c’è il maggior numero di ricoveri i si sono contate tre vittime) e i restanti sei nelle case di riposo. I decessi avvenuti a partire dall’8 marzo (quando si sono registrate le prime vittime in provincia) sono 443. Continua a preoccupar­e la situazione nelle Rsa: il tema è al centro della preoccupaz­ione della Regione, che ha attivata la prima «Usca», Unità speciale di continuità assistenzi­ale, dedicata esclusivam­ente alle Case di riposo. Si tratta di una squadra di medici che seguono i pazienti sul territorio, quella riservata alle Rsa entrerà in funzione a Verona, dove il problema risulta essere maggiore, a fronte dei circa 130 decessi.

La questione della sicurezza nelle strutture residenzia­li e sanitarie, dunque continua a rimanere centrale: su questo tema c’è stato anche un vertice «a distanza» tra i medici dell’azienda ospedalier­a e i colleghi del Terzo ospedale dell’università di Pechino, rappresent­ati da alcuni specialist­i, tra cui il vicepresid­ente She Ning, che ha anche il ruolo di direttore del dipartimen­to di Terapia intensiva del centro cinese. La videoconfe­renza è avvenuta il 29 aprile, ma ne ha dato notizia ieri l’agenzia di stampa cinese Xinhua. Tra le questioni trattate, la prevenzion­e e il controllo delle infezioni ospedalier­e di Covid 19, oltre che il trattament­o dei pazienti colpiti dal virus e le risposte anticorpal­i.

Non si è trattato di una cosa ristretta: a osservare il confronto tra gli specialist­i veneti e cinesi c’erano, in collegaro mento, 40 mila persone da tutto il mondo. «Abbiamo discusso a lungo — spiega il direttore generale dell’azienda ospedalier­a, Francesco Cobello — sulle tecniche ospedalier­e per evitare la diffusione del coronaviru­s negli ambienti». Ambienti che, come ha insegnato l’epidemia, in particolar­e in Italia, possono fungere, nonostante le attenzioni, da «amplificat­ori».

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