Il grande balzo dei guariti a Verona Cure, quel filo diretto con Pechino
Impennata dei «negativizzati», ma continuano a registrarsi decessi: altri 11, di cui 5 nelle case di riposo Confronto in videoconferenza con i medici cinesi
Mentre continuano i decessi, addirittura con un trend votato all’aumento, in provincia, rispetto alla scorsa settimana, si impennano le guarigioni da Covid 19, con il numero di negativizzati che si avvicina sempre di più a quello degli attualmente positivi. A dover convivere ancora con il virus, tra le persone che hanno avuto la diagnosi da tampone di SarsCov2 sono ancora 2.359 veronesi (un terzo del totale del Veneto), mentre i guariti toccano quota 2.088: in cinque giorni sono stati oltre trecento. La situazione è confermata anche dalle dimissioni negli ospedali: ventitré solo nella giornata di ieri: sono rimasti 270 ricoverati in area non critica e 28 in terapia intensiva.
Il rovescio della medaglia è segnato dai continui decessi: undici nella giornata di ieri, di cui cinque avvenuti negli ospedali (Borgo Roma e Villafranca, al Magalini, dove c’è il maggior numero di ricoveri i si sono contate tre vittime) e i restanti sei nelle case di riposo. I decessi avvenuti a partire dall’8 marzo (quando si sono registrate le prime vittime in provincia) sono 443. Continua a preoccupare la situazione nelle Rsa: il tema è al centro della preoccupazione della Regione, che ha attivata la prima «Usca», Unità speciale di continuità assistenziale, dedicata esclusivamente alle Case di riposo. Si tratta di una squadra di medici che seguono i pazienti sul territorio, quella riservata alle Rsa entrerà in funzione a Verona, dove il problema risulta essere maggiore, a fronte dei circa 130 decessi.
La questione della sicurezza nelle strutture residenziali e sanitarie, dunque continua a rimanere centrale: su questo tema c’è stato anche un vertice «a distanza» tra i medici dell’azienda ospedaliera e i colleghi del Terzo ospedale dell’università di Pechino, rappresentati da alcuni specialisti, tra cui il vicepresidente She Ning, che ha anche il ruolo di direttore del dipartimento di Terapia intensiva del centro cinese. La videoconferenza è avvenuta il 29 aprile, ma ne ha dato notizia ieri l’agenzia di stampa cinese Xinhua. Tra le questioni trattate, la prevenzione e il controllo delle infezioni ospedaliere di Covid 19, oltre che il trattamento dei pazienti colpiti dal virus e le risposte anticorpali.
Non si è trattato di una cosa ristretta: a osservare il confronto tra gli specialisti veneti e cinesi c’erano, in collegaro mento, 40 mila persone da tutto il mondo. «Abbiamo discusso a lungo — spiega il direttore generale dell’azienda ospedaliera, Francesco Cobello — sulle tecniche ospedaliere per evitare la diffusione del coronavirus negli ambienti». Ambienti che, come ha insegnato l’epidemia, in particolare in Italia, possono fungere, nonostante le attenzioni, da «amplificatori».