«Ci provo». «Io resto chiuso» Il dilemma dei ristoratori
Quelli che non riaprono o almeno non subito? Si guardi alla Pizzeria & Cucina Mazzini 27: «Stiamo risistemando e d’altronde senza linee-guida ufficiali come si fa a essere pronti lunedì?». Quelli che riaprono? Fa da bussola l’Alcova del Frate, zona Ponte Pietra: «Ripartire da metà tavoli, causa distanze di sicurezza, significa ripartire da metà personale».
Due esempi di una realtà cruda. E cioè che quella di lunedì, per ristoranti e bar, sarà solo in parte una vera «riapertura». Perché «uno su tre non riprenderà», come stima Confcommercio. E perché una fetta di chi lavora in quei locali — una fetta proporzionale ai cali di capienza per i distanziamenti e di clientela per l’azzeramento del turismo — non sarà richiamata, almeno non all’inizio. Se stiamo sui casi di riaperture rinviate o parziali, ecco il Liston 12 di piazza Bra: «Lunedì ripartiamo dal servizio bar al tavolo ma la cucina, con tutte le norme che arriveranno, non sarà pronta prima di venerdì prossimo». Oppure l’Osteria Ai Mascheroni, di fronte al liceo Maffei: «Visto il ritardo nel darci regole ufficiali saremo pronti solo per il prossimo weekend, e con -50% del capitale umano, augurandosi di recuperare l’altra metà più avanti».
Il personale, già. Titolare di Torcolo, Torcolino e Re Carlo, Luca Barba riflette che «ho trenta persone sulle spalle e dovrò dare la priorità a chi ha figli e famiglia. Al Torcolo proviamo a riaprire, lunedì, ma non sappiamo ancora che menù potremo fare né dove mettere i tavoli da eliminare. Aiuti sui plateatici? In uno stallo blu, stando alle bozze di linee guida, ci stanno due persone…». Fa la conta Alessandro Brivi del bar Urban: «Passerò da 20 posti a otto. Lunedì parto da un dipendente poi vedo, a regime sarebbero due/tre. Per ora puoi sperare di lavorare quanto basta a pagare le spese». Spiega Corrado Vantini, Le Cantine de l’Arena: «Iniziamo in formazione ridotta, dove si può alterneremo una settimana di lavoro e una di cassa integrazione, confidando che le distanze di sicurezza diminuiscano e la gente perda la psicosi da paura». Il problema, oltre a capienza e spese fisse, è anche il contesto. Quel contesto che Andrea Orlandi della Caffetteria Duomo, due dipendenti fissi su 6 al rientro e i quattro a chiamata in standby, sintetizza così: «Noi abbiamo una bella clientela locale, ma in centro il grosso del lavoro fra Pasqua e settembre te lo dà il turista». Tanto che Claudio Pugliese dell’Osteria Carega dice: «Migliaia di locali dovranno spartirsi i clienti rimasti ed è più facile che lavorino i bar di quartiere».
Soluzioni? «Una sarebbe organizzare eventi in agosto all’aria aperta — risponde Roberto Pellizzon, guida del già citato Mazzini 27 — ma non se ne intravedono e così la gente andrà sul lago». Guarda avanti Luca Foggini del Caffè Coloniale: «Sono qui da ventitré anni, non mollo. Il personale bisogna ridurlo poi riprenderlo mano a mano. Un mese e mezzo fa ho speso 27 euro per le protezioni di plexiglass, oggi che non lo si trova te ne chiederebbero anche 400. Siamo pronti. Poi chiaro, il turismo non c’è e per ora avrai solo i veronesi».
Brivi-Urban
Per ora puoi sperare di lavorare quanto basta a pagare le spese
VantiniCantine
Iniziamo in formazione ridotta, sperando passi anche la paura