Strage di giovani dopo la fine del lockdown
L’ultimo incidente fatale domenica sera, vittima un 28enne. «Serve più attenzione»
Sono numeri scioccanti quelli degli incidenti stradali mortali verificatisi nel Veronese con l’inizio della fase 2 della crisi sanitaria da Coronavirus. Quattro le croci piantate sull’asfalto in appena dieci giorni. Una vera e propria strage che ha coinvolto tutti ragazzi sotto i 35 anni.
Sono numeri scioccanti quelli degli incidenti mortali verificatisi nel Veronese con l’inizio della fase 2 della crisi sanitaria da Coronavirus. Quattro le croci piantate sulle strade in appena dieci giorni. Una vera e propria strage che ha coinvolto tutti ragazzi sotto i 35 anni. L’ultimo a perdere la vita alla guida del proprio mezzo è stato Marco D’Agostino, 28enne di origine calabrese dipendente di Supermercati Tosano, finito domenica contro una siepe a lato della strada in località Fagnano a Trevenzuolo, dopo aver perso il controllo della sua Fiat 600, che si è ribaltata sbalzandolo all’esterno. Con lui, c’era anche una ragazza 20enne trasportata dai soccorritori del 118 in gravi condizioni all’ospedale di Brescia.
La strage dei giovani è iniziata l’8 maggio, giorno delle prime riaperture dopo i due mesi di confinamento. A Monteforte d’Alpone, sulla provinciale 17, è morto Sebastiano Zandonà, cuoco 27enne residente a Montecchia di Crosara. Tornava a casa dal lavoro in moto, quando si è scontrato con un camion all’incrocio con via dell’Artigianato venendo investito da un’auto. Due giorni dopo, a San Vito di Legnago, la morte si è presa Martina Medas, di Orti di Bonavigo, la più giovane delle quattro vittime. Studentessa di 18 anni al quarto anno di Sala all’alberghiero dell’Istituto professionale Giuseppe Medici di Legnago stava viaggiando in moto in via San Vito con il fidanzato – tuttora ricoverato in prognosi riservata all’ospedale di Borgo Trento -, quando all’altezza di una curva non avrebbero visto una bicicletta colpendola e schiantandosi contro la ringhiera di una casa. Era in sella alla sua moto anche l’ultima vittima di questi dieci giorni neri sulle strade. Andrea Scarpin, 34enne di San Massimo, stava procedendo sulla Gardesana verso Garda, quando al confine con Bardolino si è scontrato con un’auto morendo sul colpo. La fidanzata, S.S., residente in centro a Verona, che era con lui, è tutt’ora ricoverata in gravissime condizioni all’ospedale di Borgo Trento.
Il ritorno degli incidenti sulle strade, dopo le restrizioni per contenere e contrastare il contagio da Covd-19, era ciò che temevano le forze dell’ordine, e che purtroppo si è verificato. «La gente si è disabituata a guidare – afferma il comandante della polizia stradale, Girolamo Lacquaniti Serve attenzione: bisogna non distrarsi con il cellulare e controllare gli specchietti. Ora – aggiunge - con la bella stagione escono anche gli utenti più deboli, come le moto. Ci sono tutti gli elementi per la tempesta perfetta». «Dopo quasi tre mesi di permanenza a casa, i conducenti potrebbero aver perso l’attenzione», gli fa eco il comandante provinciale dei carabinieri, Pietro Carrozza. «Sono sconvolta. Non si possono leggere queste cose. Sono vicinissima alle famiglie - dice Patrizia Pisi, vicepresidente dell’Associazione Vittime della Strada - Appena siamo usciti di nuovo è successo il disastro. Ricordiamoci che sulla strada si muore. Bisogna mettersi una mano sulla coscienza e stare tutti attenti alla guida».
Laquaniti Disabituati a guidare e il ritorno delle moto col bel tempo, tempesta perfetta