A medici e infermieri premio di 1200 euro
Accordo Regione-sindacati: 60 milioni agli operatori. Interrogazione per parificare gli stipendi di Padova al resto del Veneto. Rotta la macchina dei tamponi
Èstato sottoscritto l’accordo tra Regione e i sindacati per gli operatori sanitaria: 60 milioni in premio. Spunta un’interrogazione per parificare gli stipendi di Padova al resto del Veneto. La Regione stima che a giugno i contagi saranno zero.
Trovato l’accordo tra Regione e sindacati per l’assegnazione del premio agli operatori sanitari impegnati nell’emergenza coronavirus-Covid 19 annunciato lo scorso 27 aprile dal governatore Luca Zaia. I 60 milioni stanziati da Palazzo Balbi, attingendo anche a risorse ricevute dallo Stato, consentiranno di erogare entro luglio fino a 1.200 euro a medici, infermieri, tecnici e operatori sociosanitari direttamente coinvolti nell’assistenza di pazienti colpiti dall’infezione e al lavoro nei Covid Hospital, nelle Terapie intensive e sub-intensive, in Malattie infettive, Pneumologia, Pronto soccorso e Suem 118; in altri reparti completamente o parzialmente convertiti Covid; in servizi come Radiologia, laboratorio, Dipartimento di Prevenzione, servizi territoriali, obitorio. Il premio sarà riconosciuto anche a chi era in malattia da Covid-19 o in quarantena con sorveglianza attiva.
Riceveranno invece fino a 600 euro, entro ottobre, dipendenti del sistema pubblico coinvolti in attività sanitarie, tecniche o amministrative connesse all’emergenza e da definire Usl per Usl. Ulteriori 12 milioni andranno al personale sanitario attraverso l’estensione delle indennità, mentre una parte coprirà le ore di straordinario effettuate e riconosciute. I periodi di lavoro presi in considerazione vanno dal 21 febbraio al 31 maggio per il lavoro in corsia e dal 21 febbraio al 31 luglio per il riconoscimento delle indennità. «Siamo molto soddisfatti — ammettono i segretari regionali di Fp Cgil, Ivan Bernini, di Cisl Fp, Marj Pallaro, e della Uil Fpl, Emanuele Scarparo — ci siamo spesi molto per ottenere un premio economico straordinario a favore delle migliaia di dipendenti della sanità veneta che in questi mesi sono stati in prima linea nel contrasto all’emergenza Covid-19. La somma a disposizione è significativa: 60.932.640 euro per 56.501 lavoratori. Nell’assegnazione del premio non abbiamo voluto fare distinzione tra profili professionali, proprio perché le risorse stanziate da Stato e Regione premiano l’impegno di tutti nel combattere l’epidemia. E poi in questi mesi gli operatori che hanno faticato fianco a fianco, indipendentemente dal profilo professionale, hanno sviluppato un forte legame tra loro. Sarebbe stato sbagliato rompere quella solidarietà con un accordo che avesse diviso invece di unire — aggiungono i sindacalisti —. I primi a chiederci di evitarlo sono stati proprio gli interessati». «Era doveroso riconoscere a tutti i nostri angeli in camice un lavoro che, in realtà, è impagabile», aveva anticipato Zaia il 27 aprile, trovando la piena condivisione del consiglio regionale. Sono seguiti alcuni incontri tra l’assessore a Sanità e Sociale, Manuela Lanzarin, e le sigle di categoria per giungere all’accordo. Nel frattempo si apre qualche speranza anche per i sanitari dell’Azienda ospedaliera di Padova, riferimento regionale per l’emergenza, che continua a percepire gli stipendi più bassi del Veneto. Dopo l’impugnazione da parte del governo della legge regionale che, stanziando 2,2 milioni di euro dal 2020 al 2022, parificava le loro buste paga a quelle dei colleghi delle altre aziende sanitarie venete, la scorsa settimana l’onorevole Massimo Ferro (FI) ha presentato un’interrogazione al ministro della Salute, Roberto Speranza. Per sapere: «se l’impugnativa, anche alla luce dell’avvento dell’emergenza, non sia da considerare poco coerente e se non si ritenga possibile oggi sbloccare lo stanziamento dei fondi regionali, per garantire al personale dell’Azienda ospedaliera di Padova una più equa valorizzazione economica, ragguagliandola alla media regionale».
Sul fronte del contagio la curva continua la sua discesa e secondo le nuove proiezioni dell’Osservatorio nazionale sulla Salute nelle Regioni italiane, coordinato da Walter Ricciardi dell’Oms, l’azzeramento dei casi dovrebbe verificarsi in Veneto il 9 giugno. Il 22 giugno sarà la volta dell’Emilia Romagna e il 13 agosto della Lombardia. Ma la prima a vedere il «contagio zero» sarà Bolzano, il 26 maggio. «Le previsioni sono state calcolate in base ai dati forniti quotidianamente dalla Protezione civile tra il 24 febbraio e il 15 maggio — dicono i tecnici dell’ Osservasalute —. I modelli statistici elaborati per ogni Regione sono di tipo regressivo e tengono conto dei provvedimenti adottati da Stato e governatori fino al 15 maggio, quindi non contemplano gli effetti sui nuovi contagi dovuti alla fine del lockdown». Ieri nel Veneto, su 7114 tamponi fatti (meno dei soliti 10-11mila perché è ancora rotta la macchina che ne processa di più, a Padova), sono stati riscontrati 14 infetti, mentre scendono a 534 (-7) i ricoveri in reparto e a 45 in Terapia intensiva (-6). I decessi sono 1814 (+16), 736 dei quali riferiti a ospiti delle case di riposo, strutture che ora registrano 1409 anziani (-637) e 657 operatori (-368) positivi al tampone.
I sindacati «Soddisfatti, non sono state fatte distinzioni tra profili professionali. Pagati gli straordinari»