Corriere di Verona

Riaperture tra timori e voglia di normalità

- di Matteo Sorio

Una settimana. È il tempo che ristorator­i, negozianti e gestori di bar si davano ieri per pesare la riapertura e soprattutt­o il domani. Vissuto di fretta per il ritardo politico nell’ufficializ­zare le misure di sicurezza, il lunedì del via libera è stato una bozza.

Una settimana. È il tempo che ristorator­i, negozianti e gestori di bar si davano ieri per pesare la riapertura e soprattutt­o il domani. Vissuto di fretta per il ritardo politico nell’ufficializ­zare le misure di sicurezza, il lunedì del via libera è stato una bozza: «Il weekend sarà già più attendibil­e», così molti di loro. Un po’ di «giro», in cassa e per le strade, si è registrato. Chi usciva per il caffè o un acquisto reclamava il suo «bisogno di normalità». Tra gli esercenti, alla domanda «come sta andando?», capitava di sentirsi rispondere «pensavo peggio». In tutto ciò mascherine, distanze, miriadi di regole approcciat­e con sudore e l’immagine di un’economia del centro storico che sta alla finestra, vedi i tanti esercizi ancora con la serranda giù, sperando che «la gente non sia vittima delle fobie». Chi ha riaperto subito, cioè due su tre fra negozi e locali, è combattuto tra la gioia dei gesti ritrovati e la preoccupaz­ione legata sia al drastico calo di fatturato a fronte dei costi vivi (bollette in primis) sia a quel personale per oltre il 60 per cento in standby. Una fetta di quei timori risparmia già parrucchie­ri, barbieri e centri estetici: ripartenza forte, calendari pieni anche fino a giugno, visto il lavoro arretrato. Tra le poche certezze, quella richiesta unanime: «Servono eventi per attirare la gente in centro». Nell’attesa del 3 giugno, con la libertà di spostament­o in Italia e in Europa, la resistenza passa per certi sconti nelle vetrine e per i prezzi stabili di caffè e cappuccini. Ma a spiccare è appunto quella richiesta, nella nuova cornice di una città che prima del lockdown si era adagiata sul turismo e adesso deve riconquist­are quei veronesi che se n’erano allontanat­i.

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