«Cattolica, opportunità con Ubi e Banco»
Il dg Ferraresi: «Pronti grazie all’aumento di capitale da 500 milioni»
Cattolica Assicurazioni è nelle condizioni di poter pensare a fusioni e acquisizioni. Lo ha sottolineato ieri, presentando al mercato la relazione trimestrale approvata venerdì scoro dal Cda, il direttore generale Carlo Ferraresi. Anche senza voler parlare della partecipazione alla gara relativa alla bancassicurazione di Ubi, ha detto, «c’è la joint venture con Banco Bpm», con riferimento all’intesa sempre di natura bancassicurativa con il gruppo bancario lombardo-veneto.
Progetti che non sono alternativi e rispetto ai quali Cattolica intende essere pronta nel momento in cui maturassero le condizioni per concretizzarli. Ha per l’appunto questa funzione la delega che il Cda avanzerà all’assemblea del 27 giugno per chiedere un aumento di capitale da 500 milioni entro i prossimi 5 anni.
Una delega di questo tipo, ha ricordato ancora Ferraresi, «era già stata concessa numerose volte nel passato e oggi ha ancora più senso date le criticità del panorama generale condizionato dalle ricadute del Covid-19». Lo strumento, ha spiegato poi il Cfo di Cattolica, Atanasio Pantarrotas, «consente al Cda e al management di intraprendere un percorso di aumento di capitale senza necessariamente dover riconvocare una nuova assemblea».
Il top manager finanziario ha anche rilevato che esistono altre opportunità di aggregazioni e acquisti di società. Fra queste c’è il dossier «con il nostro partner Banco-Bpm, che ha anche un accordo con un altro operatore che scade l’anno prossimo, e questa è già un’opzione probabile di M&A». Il riferimento è all’accordo in scadenza nel 2021 tra il Banco e la francese Covea. Pantarrotas ha quindi risposto a domande degli stakeholder sulle future cedole, dopo l’annullamento di quella di quest’anno. «Se nel 2021, come speriamo, avremo uno scenario completamento mutato – ha assicurato - pagheremo il dividendo».
Cattolica ha chiuso il primo trimestre con un utile netto di 14 milioni, dunque in calo rispetto ai 26 dello stesso periodo del 2019, e questo soprattutto a causa di svalutazioni su investimenti nel settore azionario e su alcuni fondi comuni.
La raccolta premi totale è salita del 2,8% a 1,55 miliardi mentre il risultato operativo ha registrato un +20,5% a 72 milioni e, secondo gli amministratori, è realistica la previsione di concludere l’anno con valori compresi fra i 350 ed i 375. A fine marzo 2020 il patrimonio netto della compagnia ammontava a 2,28 miliardi di euro (2,35 al 31 dicembre 2019). L’assemblea straordinaria di fine giugno, a porte chiuse e senza la previsione di una trasmissione in streaming, sarà anche l’occasione per l’apertura del confronto a viso aperto fra il presidente, Giampaolo Bedoni, e l’ex Ad, Alberto Minali, al quale lo scorso ottobre furono ritirate le deleghe. Ai soci sarà proposta la revoca per giusta causa anche della carica di consigliere, mantenuta fino a oggi. Minali, in ogni caso, presenterà al Tribunale delle Imprese di Venezia una causa per danni, ritenendo lesivo e immotivato il provvedimento dello scorso autunno. (g.f.)
Ferraresi Abbiamo occasioni di M&A da prendere in esame