Steward, debutto in piazza Erbe E i bar ora pagano la security
Tre uomini della sicurezza (pagati 15 euro l’ora) incaricati di scongiurare gli assembramenti «Ci si è resi conto che quel rispetto non è scontato»
VERONA Ore 20, Piazza Erbe, cuore della « movida.» I tre uomini della sicurezza fanno su e giù. È da ieri sera, dunque, che Piazza Erbe ha una propria sorta di «security».
Ore 20, Piazza Erbe, pancia della cosiddetta movida. I tre uomini della sicurezza fanno su e giù. L’area è quella più frequentata, tra il capitello e palazzo Maffei. Osservano, i tre steward, il «salotto» della città, oltre i plateatici, e quando serve ricordano di rispettare il metro di distanza. «Sensibilizzazione», chiamiamola così. L’onere se lo sono assunto i locali. Come il «Dal Medico», che due steward, in proprio, aveva già deciso comunque di chiamarli, per poi proporre l’investimento collettivo. È da ieri sera, dunque, che Piazza Erbe ha una sua sorta di «security».
«I locali temono che di fronte a una situazione ingestibile per il rischio-assembramenti si torni alla chiusura: quello che noi possiamo fare è sensibilizzare le persone al rispetto delle distanze». Così Giovanni De Zuccato, classe ’85, lui che cinque anni fa ha fondato Aktwell, 160 dipendenti che lavorano nel settore della sicurezza per eventi, concerti, serate in discoteca. È la sua agenzia veronese a fornire il servizio, la cui tariffa generalmente gira intorno ai 15 euro l’ora. L’incarico è ufficiale da ieri pomeriggio, dopo un confronto tra gestori, legato anche all’evoluzione degli ultimi giorni. Perché Piazza Erbe è diventata il centro dei controlli intensificati da Comune e prefettura, già a partire da mercoledì sera, quando alcune immagini raccontavano esempi chiari di mancato distanziamento. Lo confermavano, due giorni fa, anche dal «Casa Mazzanti Caffè»: «Si fa fatica a far rispettare le distanze». Racconta De Zuccato: «Ci si è resi conto che quel rispetto non è così scontato. In caso di situazione ingestibile su suolo pubblico, il locale potrebbe essere accusato di aver contribuito e allora c’è un margine, nel nostro lavoro, per dare una garanzia di tranquillità anche in prossimità dei bar». Nell’ottica dei titolari, lo steward può anche aiutare a evitare frizioni con i clienti: è lui a chiedere di allontanarsi in caso di assembramento, l’invito insomma arriva da un soggetto «terzo». Questo per dire del filo sottile su cui si muovono certi bar di questi tempi, già grami di per sé causa l’azzeramento del turismo e i danni economici da lockdown. Quanto ad Aktwell, De Zuccato può testimoniare delle conseguenze di quel lockdown su una certa parte della grande filiera dello spettacolo: «Noi lavoriamo con eventi, serate in discoteca, concerti vedi Arena o Castello di Villafranca. Su 160 dipendenti al momento sono attivi in dieci. Il settore vive di contratti a chiamata quindi non ci sono ammortizzatori sociali». In alcuni casi la richiesta è aumentata, in generale, si pensi ai supermercati, tra i primi a doversi dotare di controlli. «Però in quei casi si va in concorrenza con chiunque — rimarca De Zuccato — perché quel servizio può essere svolto da volontari, alpini così come guardie giurate».